FABRIZIO MORVIDUCCI
Cronaca

“Tredici ore al giorno per 1.250 euro, senza alcun diritto”. La testimonianza

Il lavoratore pakistano sfruttato per cinque anni. Dopo due mesi di ospedale si è rivolto alla Cgil. Ora la sua vita è cambiata

Waqar Khalid della Cgil di Firenze

Waqar Khalid della Cgil di Firenze

Firenze, 22 aprile 2025 - Tredici ore al giorno di lavoro, sei giorni su sette. Per uno stipendio mensile di 1.250 euro dati in contanti, al quale il padrone toglieva subito 700 euro di affitto. Malattia e altri diritti neanche a parlarne. Riceveva una busta paga, ma era praticamente carta straccia.

Cinque anni di questa vita al limite per un lavoratore pakistano, arrivato in Toscana senza documenti. Aveva pagato 3.500 euro per arrivare fino in Libia; altri 2.600 euro per sbarcare in Italia. Con determinazione aveva fatto di tutto per arrivare con un obiettivo: voleva un lavoro onesto. Per mantenere la famiglia, i figli piccoli che nel frattempo andavano a scuola, si integravano era disposto a sopportare anche lo sfruttamento.

Oggi non può ‘metterci la faccia’ mentre racconta la sua avventura perché la sua identità non può essere rivelata per non metterlo a rischio.  Il suo incubo è cominciato quando ha trovato ‘lavoro’ da un imprenditore cinese del settore moda. In laboratorio faceva pezzi per i brand di lusso, quelli che sfilano sulle passerelle glitterate.

Quasi un paradosso: “Se non andavo a lavorare non mi pagavano – racconta – una volta mi sono infortunato alla schiena, ero in ospedale. Il padrone mi chiama e mi dice: devi tornare. Il giorno dopo ero al lavoro”. In azienda c’erano condizioni insalubri: l’uomo si è ammalato di tubercolosi, ha passato altri due mesi all’ospedale. Il titolare del laboratorio gli ha consegnato solo un mese di stipendio, dicendogli che era in debito di due mesi d’affitto. Qualcosa si era rotto. Lo racconta con le mani che tremano.

Perché la decisione di ribellarsi allo sfruttamento ha cambiato la sua vita. Ha deciso di rivolgersi al sindacato, tramite un contatto fidato è stato avvicinato da Waqar Khalid di Cgil Firenze, che lo ha sostenuto, facendogli conoscere il progetto Soleil. “Adesso ha un contratto regolare, è seguito dai nostri servizi – ha detto Elena Aiazzi della Segreteria Cgil Firenze – e ha un alloggio con contratto regolare dove vive con la moglie e i figli. Il progetto di L’Altro Diritto, al quale ha aderito anche Regione Toscana, permette il reinserimento di questi lavoratori e di queste lavoratrici vittime di sfruttamento”.

Cgil è impegnata attivamente sul territorio, raccogliendo le denunce dei lavoratori. In Toscana sono diversi i casi; circa 60 in provincia di Firenze, legati prevalentemente al sistema della moda, un centinaio in totale nella regione; oltre alla moda ci sono diverse situazioni legate all’agricoltura e all’edilizia, altri settori ‘a rischio’ dove è facile finire nelle mani di imprenditori senza scrupoli o caporali.