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L’azienda della trave ai raggi X: "Problemi in un altro cantiere". L’allarme dei sindacati sui lavori

Dopo il crollo i tecnici Rdb parlarono di problemi strutturali anche in una seconda trave. La storia della ditta, dal fallimento alla fusione. Tanti i dissidi interni sulla qualità dei manufatti.

di Pietro Mecarozzi

In un altro cantiere e in un’altra trave sarebbero emerse "gravi problematiche". È l’allarme lanciato in alcune conversazioni, finite negli atti della procura di Firenze, tra il numero uno della Rdb Ita e altri tecnici dell’azienda. È metà agosto dello scorso anno. In via Mariti, pochi mesi prima, sono morti cinque operai, travolti dal crollo della maxi trave di marca Rdb Ita. È il tempo del lutto. Ma anche della indagini. Della verità. E delle preoccupazioni. Quelle esternate dai vertici della ditta abruzzese. In un altro edificio in costruzione a Bellona, emerge nelle carte, sarebbero infatti venuti a galla difetti strutturali in una trave che – secondo l’ingegnere Carlo Melchiorre, 59 anni, responsabile dell’ufficio calcolo e responsabile tecnico di produzione di Rdb Ita spa, oggi indagato – avrebbero anche "potuto comportare un collasso del manufatto senza preavviso". Altre conversazioni, sempre di agosto 2024, avrebbero poi riguardato la grave disorganizzazione all’interno dell’ufficio tecnico della Rdb Ita, dove le schede di produzione "non erano sempre controllate o sottoscritte dall’ingegnere calcolatore".

Non erano rari, secondo gli inquirenti, i dissidi interni. Nelle varie fasi, progettazione, produzione e montaggio i contrasti tra i tecnici hanno portato al rinvio in stabilimento di alcuni manufatti, ma anche alla richiesta a Rdb Ita di abbandonare l’appalto viste le difficoltà emerse. Un’indagine parallela, dopo il crollo, sarebbe stata condotta anche da alcuni referenti dei committenti.

Da mercoledì sono tre gli indagati: l’ingegnere Melchiorre, per l’appunto, Alfonso D’Eugenio, 79anni, legale rappresentante della Rdb Ita spa e il direttore dei lavori strutturali all’interno del cantiere per conto della committente La Villata (l’immobiliare di Esselunga), l’ingegnere Marco Passaleva, fiorentino di 70 anni. Nei loro confronti, i pm Alessandra Falcone e Francesco Sottosanti ipotizzano l’omicidio colposo dei cinque operai e le lesioni colpose a carico dei tre muratori rumeni scampati alla tragedia. L’accusa di crollo doloso è invece limitata ai due rappresentanti della Rdb Ita.

Della società, le cui tre sedi sono oggi posto sotto sequestro, è finita sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti anche l’architettura amministrativa. Come nasce? Chi possiede le quote? Com’è suddiviso il lavoro al suo interno? Stando alle visure camerali, tutto ruota intorno alla figura di D’Eugenio.

La Rdb Ita è stata costituita a fine agosto del 2015, con sede ad Atri. Poi c’è la Rdb spa, fondata nel 1934 con sede a Pontenure (Piacenza) e fallita a febbraio del 2015. Nel mezzo la Rdb srl, che verrà poi trasformata nella natura giuridica nella Rdb Ita. Sempre nel 2015, subentra nella matriosca aziendale anche la Italprefabbricati, con una proposta d’acquisto del ramo in fallimento.

In sintesi i tecnici della procura, spiegano che tra Italprefabbricati e Rdb Ita che diventa una sua controllata, vige "una stretta connessione dell’operatività". Pur nella forma di società per azioni, entrambe sono diretta emanazione della famiglia D’Eugenio, tramite la holding madre Amg srl, in cui per l’appunto D’Eugenio detiene le quote di maggioranza. Entrambe le imprese sono condotte da una sola figura. Con Italprefabbricati che gestisce le commesse del centro sud e la Rdb Ita le commesse del nord.

Di stanza nello stabilimento di Alsenio, da dove è partita la trave incriminata, c’era anche una terza impresa. Non è indagata, ma su di essa sarebbe ricaduto l’80 per cento della produzione della Rdb Ita. Tante, secondo tecnici e dipendenti ascoltati dai pm, le ombre sulle qualità di questa azienda. I suoi lavoratori non avrebbero avuto "un’adeguata esperienza e formazione". Erano cottimisti di origine nordafricana, che lavoravano per turni anche di 14 ore.

Una situazione sulla quale avevano sollevato timori anche i sindacati. Numerosi infatti gli scioperi invocati, uno anche un mese e mezzo prima del crollo, per contestare le condizioni di lavoro e il subappalto a terzi dei lavori di Rdb. Le sigle sindacali avrebbero anche chiesto un’ispezione, a novembre 2023, nello stabilimento piacentino da parte degli organi di controllo. Sollecitandola poi, quattro giorni prima della tragedia, alla prefettura. Senza però ricevere risposta alcuna.