ANTONIO TADDEI
Cronaca

Le bici dalla cantina al Museo Bartali. I tandem fatti a mano dal nonno diventano un cimelio storico

Rino Mugnai negli anni ’50 aveva una piccola bottega dove riparava le due ruote e si dilettava a costruirne di nuove. Nacque un’amicizia con Ginettaccio e adesso il nipote ha chiuso il cerchio.

Le bici dalla cantina al Museo Bartali. I tandem fatti a mano dal nonno diventano un cimelio storico

Ci sono storie di paese che a distanza di tanti anni tornano a vivere non solo come piacevoli ricordi, ma anche con materiali e foto in bianco e nero. A raccontare della storia del nonno paterno è Francesco Mugnai, che nella sua cantina di Borgo Sarchiani ha ritrovato delle biciclette di nonno Rino, che negli anni ’50 aveva una bottega in via dell’Olio, oggi via Roma, nel centro di San Casciano Val di Pesa, dove oltre a riparare le biciclette, le costruiva. Ancora ci sono degli esemplari, due tandem, con il marchio Mugnai e diverse biciclette. Rino faceva anche dei piccoli lavori per la Bianchi di Milano e Firenze. "Aveva applicato a una bicicletta - racconta Francesco - una sorta di cassone e partendo da San Casciano andava a prendere e riportare i pezzi di bici della Bianchi, in via Nazionale a Firenze. Dopodiché nella sua bottega effettuava la cromatura". Francesco poco tempo fa ha deciso di liberare il garage dal quelle biciclette ma prima di sbarazzarsi del tutto, ha pensato che poteva esserci qualcuno interessato. Così ha interpellato il presidente del Museo del Ciclismo Gino Bartali in via Chiantigiana a Ponte a Ema, che dopo avere visionato le biciclette di nonno Rino, si sono mostrati interessati a prendere il tutto, facendo così felice Francesco. E non a caso Gino Bartali entra in questa storia, perché c’è una foto scattata il 4 aprile 1953 che ritrae Rino e Gino Bartali davanti alla sua bottega in via dell’Olio a San Casciano con un sellino in bella vista e alcuni

giovani sorridenti. A spiegare questo scatto è Anna, una dei quattro figli di Rino: "Ricordo che il mio babbo era amico di Bartali, quella foto fu scattata un pomeriggio di fronte alla sua bottega. Bartali era venuto a comprare un sellino, quello che si vede nella foto". Suo babbo ha sempre lavorato come meccanico di biciclette? "Sì, e se le costruiva. Nato nel 1911, finite le scuole andò come ragazzo di bottega da un meccanico in paese, imparato il mestiere, si mise per conto suo aprendo un negozio. Il suo lavoro e la passione per le due ruote, sennonché

l’ammirazione per Bartali, che durante la guerra era tornato a San Casciano come sfollato, si instaurò un’ amicizia tra loro". Rino smise il suo mestiere giunto alla pensione? "No, dopo la guerra, il lavoro cominciò a diminuire, così nel ’65 decise di prendere la patente e si mise a fare il camionista. Per tutta la vita ha indossato la tuta da meccanico. Nel ’97 è venuto a mancare". Adesso quello che è rimasto nel tempo del lavoro di Rino, grazie alla donazione della famiglia Mugnai, tornerà a rivivere nel Museo del Ciclismo Gino Bartali in via Chiantigiana a Ponte a Ema.