STEFANO BROGIONI
Cronaca

Le carte dell’inchiesta: "La catena di errori prima dell’esplosione"

La procura ha ricostruito la mancata previsione di alcune situazioni che avrebbero potuto scongiurare la tragedia. "Ora incidente probatorio".

L’incendio al deposito Eni di Calenzano dello scorso 9 dicembre

L’incendio al deposito Eni di Calenzano dello scorso 9 dicembre

di Stefano BrogioniFIRENZEUn disastro "prevedibile ed evitabile". Sono queste le conclusioni della procura di Prato, alla luce delle consulenze in suo possesso, riguardo al susseguirsi di eventi nel deposito di Eni che portò alla morte di cinque persone, due manutentori e tre autocisternisti che si trovavano a lavorare nel sito di via Erbosa a Calenzano la mattina del 9 dicembre scorso.

Per il procuratore capo Luca Tescaroli, e il sostituto Massimo Petrocchi, l’incidente è risultato "in concreto previdibile se fosse stata effettuata un’adeguata analisi dei rischi e delle condizioni operative, ed evitabile, se fossero state seguite correttamente le procedure di sicurezza, protezione e pianificazione che erano obbligatorie per effettuare l’intervento che doveva effettuare Sergen srl".

Attorno all’ammodernamento di una vecchia linea per riadattarla al diesel di nuova generazione, secondo quanto ricostruito nell’inchiesta, si sarebbero infatti susseguite una serie di negligenze. Ma l’incidente, conclude la procura, avrebbe potuto essere impedito con il verificarsi di anche solo una delle condizioni elencate dai pm.

La tragedia non si sarebbe verificata senza la “sflangiatura“ della valvola V577 della ’vecchia’ linea dove era ancora presente della benzina che, per oltre trenta secondi, “innaffiò“ i due meccanici della Sergen, creando una nube. Quella condizione, sostengono ancora i magistrati, poteva essere evitata "se vi fosse stata un’adeguata informazione di Eni a Sergen srl" sulla possibile presenza di benzina in quel condotto.

L’incidente avrebbe potuto altresì non verificarsi con "l’isolamento delle due linee con diverse modalità di intervento sulla valvola 577", e anche con "l’assenza di benzina in pressione nella tubazione da otto pollici". Invece, queste condizioni si sono presentate tutte, unite alla presenza di una fonte di innesco, cioè il carrello elevatore a motore. Senza una "corretta classificazione del permesso di lavoro" quella mattina era presente appunto il carrello-innesco, ma anche gli autisti a caricare l’autobotte in corsia 6.

Secondo i consulenti della procura, avrebbero potuto esserci effetti "minori" se sulla linea in lavorazione ci fossero stati sensori di rilevamento e di preventiva chiusura della valvola.

Quest’ultimo aspetto, è uno degli argomenti che la procura pratese ha segnalato ai Ministeri competenti, con l’obiettivo di migliorare gli aspetti di sicurezza in queste condizioni di lavoro.

Ma ora, ad accertamenti investigativi pressoché conclusi, si aspetta la decisione del giudice: la procura ha chiesto l’incidente probatorio, una sorta di anticipazione del futuro processo per congelare prove e testimonianze che invece con il tempo potrebbero disperdersi o deteriorarsi. Eni ha comunicato massima disponibilità nei confronti della magistratura.

E a fianco del procedimento giudiziario va avanti il dibattito, anche politico, sul futuro del deposito Eni. Il sindaco di Calenzano, Giuseppe Carovani è in prima linea per la chiusura del sito. Il governatore Eugenio Giani ha auspicato una riconversione.