di Lisa CiardiFIRENZEPannelli solari sì, ma partendo da aree urbanizzate, zone produttive, aeroporti, porti e strade. È una delle richieste avanzate dai direttivi di Anci Toscana e Upi Toscana, le associazioni che riuniscono i Comuni e le province della regione. Al centro del dibattito c’è le legge sulle "aree idonee" alla produzione di energia da fonti rinnovabili, che dovrebbe approdare in Consiglio regionale nelle prossime settimane. L’atto risponde a una norma nazionale, legata a sua volta alle direttive europee che impongono alla Toscana di arrivare, entro il 2030, a una potenza installata di 4,2 GW in più di energia green rispetto al 2020, ovvero a 6,6 GW contro 2,4. Rispetto alle proposte del Governo, la giunta toscana ha deciso di aumentare dal 30% al 70% le aree non idonee perché meritevoli di tutele ambientali e paesaggistiche e ha avviato, in parallelo, un iter di confronto con Comuni e Provincie. E proprio da questi enti arrivano ora alcune richieste in vista del Cal (il Consiglio delle autonomie locali) e delle Commissioni regionali in programma la prossima settimana. "Molte nostre osservazioni sono state accolte – spiegano la presidente di Anci Toscana, Susanna Cenni, e il presidente di Upi Toscana, Gianni Lorenzetti – e hanno introdotto principi e parametri fondamentali per tutelare i territori e salvaguardare vocazioni storiche, sociali ed economiche. Di questo rendiamo merito alla Regione. Ma questi obiettivi potrebbero essere messi in discussione a seconda della modalità con cui decideremo di interpretare la transizione energetica". Upi e Anci entrano quindi nei suggerimenti tecnici, chiedendo che "si vadano a ‘sfruttare’ in primis le aree urbanizzate, le aree degradate, i Sin (siti di interesse nazionale), le aree produttive attive e dismesse, le aree aeroportuali, i porti e gli interporti, le aree intercluse tra assi viari principali (con attenzione ai coni visivi), al fine di declinare il principio di perequazione territoriale e salvaguardare così i campi agricoli, il paesaggio e l’ambiente".Tradotto: meglio un pannello solare su una vecchia fabbrica che in mezzo agli ulivi. Il documento chiede poi che l’agrivoltaico sia "un’attività a supporto dell’attività agricola non sostitutiva" per non rischiare di veder sparire i campi coltivati a favore di distese di pannelli, e sollecita "un’apposita disciplina per l’eolico, in modo da governare le proposte, per evitare che bypassino le amministrazioni locali". E ancora, la previsione di "elementi di perequazione economica per chi produce rispetto ad altri che non lo fanno, nonché un fondo regionale per i Comuni virtuosi che investono su coperture e spazi propri". Altro tema è quello del moltiplicatore utilizzato per calcolare le aree idonee necessarie. "Per il fabbisogno toscano – spiega il direttore di Anci Toscana, Simone Gheri - sarebbero sufficienti circa 63 kmq. La Regione tiene conto della mortalità delle aree ovvero del fatto che, dopo aver ipotizzato sulla carta una certa estensione, occorre fare i conti con zone inutilizzabili, per esempio per mancanza di luce solare sufficiente. Per questo ha applicato un moltiplicatore 10, portando i Kmq a 637,50: noi chiediamo che sia pari a 5. Proponiamo inoltre di affiancare ai kmq i megawatt prodotti".
CronacaLe energie alternative: "Sì a pale e pannelli solari ma in aree urbanizzate"