BARBARA BERTI
Cronaca

Le ferite dell’alluvione. Nove mesi dopo tra fango secco e paura del futuro

La città è tornata a un’apparente normalità ma restano zone da bonificare. E soprattutto un’incognita: l’autunno.

Il nastro bianco e rosso delimita l’area. Ma ci si può accedere senza problemi e vedere dove la Marina, che oggi appare come un placido torrente, ha rotto gli argini causando il disastro che i campigiani reputano peggiore dell’alluvione del 1991. La furia del maltempo ha travolto l’antico muro di cinta di villa Montalvo che è stata invasa da acqua e fango, mettendo in ginocchio la ’vecchia’ villa alla Marina, almeno così la chiamavano per la vicinanza dell’omonimo corso d’acqua che lì si sposa con il Bisenzio. A distanza di nove mesi da qual maledetto 2 novembre, il parco è tornato a splendere. Così come la città è tornata a vivere. Ma le ferite sono rimaste aperte.

La più profonda, forse, è proprio a villa Montalvo dove si trovava la biblioteca comunale Tiziano Terzani, ancora (e chissà per quanto) inagibile. Un’eccellenza a livello nazionale per l’editoria per bambini e ragazzi, oggi ha perso gran parte del patrimonio librario. Entrando (nella struttura) colpisce come un cazzotto l’odore di umidità. Gli scaffali sono vuoti, le pareti piene di crepe e tantissimi fascicoli ammassati sui tavoli.

Dal ponte sulla Rocca Strozzi, simbolo della città, si vede scorrere il Bisenzio e come dicono alcuni campigiani con i capelli bianchi "i livelli sono regolari visto il periodo estivo. Ma chissà cosa succederà in autunno". E sì, la paura resta dentro come l’acqua nelle case e non se ne va più per chi ha visto un inferno di fango e acqua. Qui nove mesi fa il fiume tracimò dalle spallette del ponte (inondando subito la zona di Santa Maria), all’altezza delle scalette storiche, che erano state in precedenza rimosse. Oggi sono di nuovo lì, al loro posto. Ma quella notte non c’erano e fin da subito finirono al centro delle polemiche. Per diverso tempo sono state ‘rimpiazzate’ da due grandi massi appoggiati sul ciglio, poi rinforzati con alcuni sacchi di sabbia.

Dalle scalette ora si può tornare a scendere sull’argine del Bisenzio dove, nonostante il gran caldo di questi giorni, l’erba è alta e il percorso – che un tempo portava fino a Capalle – non proprio in sicurezza. Meglio proseguire il giro per le strade centro cittadino. Via Buozzi è desolante. Un po’ di gente la si incontra nei pressi del supermercato Coop, anche questo colpito dall’alluvione e rimasto chiuso per quasi un mese e poi riaperto con un nuovo allestimento della merce. Le vie Cetino, Donizetti, Ponchielli e aree limitrofi sono ormai sono pulite: i cumuli di fango e rifiuti sono stati portati via anche se gli abitanti ricordano che la rimozione è avvenuta in "tempi lunghi". Apparentemente tutto è tornato alla normalità. Ma dentro le abitazioni l’odoraccio di muffa si sente ancora. Non in tutte, certamente. Ma soprattutto chi vive in un appartamento al piano terra sta ancora facendo i conti con l’umidità in eccesso che si è ’nidificata’ nella parte del vespaio, la sottostruttura dell’edificio. Così crepe sui muri, intonaci che cadono sono ancora evidenti anche nei garage. Come in quelli del condominio di via Sanzio, rimasti sott’acqua per diversi giorni.

Proseguendo in via Palagetta, in direzione San Piero a Ponti – altra zona duramente colpita – il fango non c’è più. Ma l’asfalto è fortemente disconnesso. Qualcuno sostiene che dopo l’alluvione le condizioni siano notevolmente peggiorate, lì come in altre strade campigiane. Intanto tra via Palagetta e via Padule il nuovo supermercato non è più un progetto: c’è già l’edificio. I lavori, dopo lo stop di un mese imposto dal maltempo, sono ripresi a gran ritmo e se tutto procede senza intoppi i primi mesi del 2025 la nuova Coop sarà aperta al pubblico. Il parcheggio adiacente, di proprietà comunale, non è più il cimitero delle auto alluvionate ma lo spazio è in stato di completo degrado: rifiuti, sporcizia, erba alta tra le poche vetture rimaste ancora lì e diventate carcasse di lamiere con abitacoli completamente ’ripuliti’ da sciacalli.

Anche la zona industriale di Capalle vive il suo tran tran quotidiano. Nelle fabbriche e nei capannoni di viale Fratelli Cervi le ferie non sono ancora iniziate. Si continua a lavorare per cercare di compensare i forti disagi economici causati dall’alluvione. Nella zona subito dopo l’intersezione con via Parco della Marinella, in direzione Prato, l’acqua aveva abbondantemente superato il metro e mezzo mandando in fumo (fango) anni di lavoro. Anche qui, infatti il torrente Marinella aveva fratturato gli argini mandando sott’acqua diverte attività commerciali e artigianali. All’interno delle ditte sono stati effettuati vari interventi per ripristinare l’operatività. Ma sulle pareti non rimbiancate si vede bene il livello raggiunto dall’inondazione. All’esterno, nel piazzale adiacente la strada, ci sono ancora cumuli di fango secco e materiali alluvionati misti a rifiuti da smaltire. Stesse ’montagne’ sono presenti anche in altre zone più periferiche della città, via Limite compresa.