DUCCIO MOSCHELLA
Cronaca

Le lacrime della città. Appello di Gambelli: "Un giorno di tregua". In Duomo 1.400 fedeli

L’arcivescovo dice sì all’iniziativa di Firenze, Verona, Assisi e Lampedusa. Presenti alla messa di suffragio anche le massime cariche istituzionali. .

Momenti di raccoglimento tra i fedeli durante la celebrazione di suffragio

Momenti di raccoglimento tra i fedeli durante la celebrazione di suffragio

Saranno state 1.300, forse addirittura un centinaio di più, le persone che hanno gremito ieri pomeriggio la Cattedrale di Santa Maria del Fiore per la messa in suffragio per Papa Francesco. Tra loro il presidente della Regione Eugenio Giani, la sindaca di Firenze Sara Funaro, il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo, i vertici dell’Opera del Duomo, autorità militari e a concelebrare con l’arcivescovo Gherardo, il cardinale Ernest Simoni, canonico onorario della Cattedrale, e decine di sacerdoti diocesani. Seduto nell’ottagono anche l’imam Izzedin Elzir mentre era presente fuori dalla basilica, prima dell’inizio della messa, il rabbino capo Gadi Piperno.

"Ti ringraziamo Signore di averci donato Papa Francesco come pastore e guida della nostra Chiesa. Aiutaci a fare memoria del suo insegnamento, mettendo in pratica le sue parole come fedeli discepoli missionari di Gesù, testimoni nel mondo del suo amore misericordioso per tutte le creature": ha detto nella sua omelia l’arcivescovo Gambelli. "Se la notizia della morte di Papa Francesco nel lunedì dell’Angelo ci ha rattristato profondamente, sperimentiamo ora che la grazia del Signore si sta riversando progressivamente nei nostri cuori infondendoci fiducia, consolazione, speranza", ha aggiunto. Gambelli ha poi ricordato come il pontefice "ha sempre insistito molto sul tema della misericordia di Dio che perdona tutto". Nell’omelia anche un riferimento all’enciclica Fratelli Tutti in cui si parla di "gentilezza come liberazione dalla crudeltà". Un’enciclica che non può non essere un faro nell’azione pastorale dell’arcivescovo Gherardo, figlio di una chiesa missionaria e con addosso l’odore delle pecore. A tale proposito, ha aggiunto a margine: "Il Papa parlava spesso di rivoluzione della tenerezza. Sarebbe bello che da questa chiesa partisse una rivoluzione del rispetto perché la pace si costruisce così. Con i sindaci e i vescovi di quattro città abbiamo firmato un appello per una tregua di un giorno. Questa tregua vogliamo che cominci proprio dal cuore di ognuno di noi": ha poi aggiunto riferendosi all’appello firmato dalle città di Verona, Firenze, Assisi e Lampedusa perché almeno domani "sia un giorno di pace".

"Mi sembra il minimo che ci siano tantissime persone per il lavoro che" il Santo Padre "ha fatto, per i messaggi che ha sempre mandato di cui ognuno di noi deve fare tesoro e continuare a portarli avanti": ha detto la sindaca Funaro, prima dell’inizio della liturgia. La prima cittadina ha ricordato che quelli di Francesco "sono sempre stati messaggi potenti, importanti. Tutti, dai credenti ai non credenti, possono farne tesoro e farne un faro di guida sia per noi che rappresentiamo le istituzioni sia per tutti i singoli cittadini".