Una vita forgiata nella politica, dalle prime folgorazioni studentesche alla poltrona di assessore alla mobilità in Palazzo Vecchio. Oggi Massimo Mattei si è accasato in Italia Viva ma ha un trascorso di lungo corso nel filotto Pc-Pds-Ds-Pd. Alla fine degli anni ’80 frequentava il liceo Pascoli.
Mattei, mai rotta una porta durante un’occupazione?
"Ma figuriamoci, la scuola è un istituto che merita il massimo rispetto. Sa cosa farei fare a chi ha rovinato anche solo una parete di un’aula?"
Cosa?
"Lo farei stare una mattinata a dare mano al muratore che la ripara. Almeno capisce".
Crede che questi ragazzi protestino così tanto per fare?
"Non lo so, io però ogni anno sento sempre slogan vuoti. Noi avevamo una formazione, dietro c’erano la federazione giovanile comunista, quella socialista, i giovani democratici. Delle nostre proteste dovevamo rendere conto ai partiti...".
Un altro mondo
"Credo che selfie e risvoltini abbiano rovinato tanti ragazzi".
Voi per cosa protestavate?
"Per problemi concreti. Al Pascoli la stragrande maggioranza degli iscritti erano ragazze che avevano necessità legati allo sviluppo. Penso ad esempio ai lettini, agli assorbenti. Noi ci impegnavamo perché non mancassero mai".
Problemi con i vertici scolastici?
"Ci possono essere stati scontri ma sempre leali e costruttivi. Prevaleva il dialogo. Le occupazioni duravano al massimo quattro o cinque giorni, poi si tornava a studiare... Altro che sfasciare tutto...".
Chissà perché questi ragazzi lo fanno...
"Mah. Entrare a scuola e distruggere tutto... Mi ricorda quelli che entrarono con le corna in testa al campidoglio americano".
Emanuele Baldi