di Olga Mugnaini
L’Accademia della Crusca non ha mai smesso di dedicarsi allo studio della Divina Commedia. Ma quest’anno farà ancora di più. Il presidente Claudio Marazzini spiega alcuni progetti pensati proprio per le celebrazioni dantesche che coinvolgeranno tutta Italia e in particolar modo Firenze.
Professor Marazzini, cominciamo dalla ’Parola di Dante fresca di giornata’. Con che criterio scegliete i vocaboli?
"In base alle simpatie degli Accademici. Ognuno ha scelto i propri. Ad esempio, io ho pensato la prima parola dell’anno: “trasumanar“ che indica un’esperienza che va oltre l’umano. Posso anticipare che per il primo aprile proporremo un termine che sia una specie di “pesce“, e per il 2 giungo la parola Italia".
Non risparmierete le parolacce...
"No di certo. Beh, del resto chi non ricorda il verso dantesco ed elli avea del cul fatto trombetta. Così come Dante non ha paura di usare il vocabolo ’merda’".
Quali altre iniziative porterete avanti in questo 2021?
"Dietro questa sorta di gioco del calendario della Divina Commedia, prosegue il grande progetto del Vocabolario dantesco. Il gruppo di ricerca, presieduto da Paola Manni, lavora da anni alla realizzazione di uno strumento che, avvalendosi delle metodologie della lessicografia informatica, accoglie l’intero patrimonio lessicale nelle opere di Dante. Il progetto è in ogni caso già aperto alla libera consultazione all’indirizzo www.vocabolariodantesco.it."
Ci sarà anche una mostra sulle ’pale’.
"Sì, come è noto ogni accademico ha una sua pala che lo rappresenta. Faremo una mostra dove saranno esposte quelle con motti e riferimenti danteschi. Ad esempio quella di Galileo Galilei. Anche se è andata perduta, abbiamo il disegno: rappresenta un cannocchiale puntato al cielo dove si vede una signora su una nuvola con spighe di grano. Il riferimento è alla costellazione della Vergine dove la stella più luminosa è indicata col termine latino ’spica’. E il motto di Galileo è: Non mi ti celerà, l’esser sì bella, che è appunto un verso di Dante dal Paradiso".
Veniamo ai giorni nostri. Quanti neologismi avete sdoganato con la pandemia?
"Mi viene in mente ’tamponare’, che ormai ha assunto sopratutto il significato di fare i tamponi, oltre a quelli che già aveva. Ma ci sono state anche battaglie perse: io ad esempio ho sostenuto con tutte le forze che Covid 19 è femminile, in quanto si tratta della malattia. Ma mi sono rassegnato perché tutti lo usano al maschile".
E lockdown?
"Anche quello è una battaglia persa. I francesi dicono tranquillamente ’confinement’, così come gli spagnoli usano ’confinamiento’. Il termine lockdown viene dalla segregazione e dalla rivolta nelle carceri americane. Ed è stato usato proprio l’altra sera per raccontare l’attacco a Capitol Hill da parte dei sostenitori di Trump".