La pioggia battente di ieri a Firenze non ha frenato la posa di due pietre d’inciampo – le ultime di 17 posate dallo scorso 14 gennaio – in memoria di Fiammetta e Bruno Moscato, arrestati nel 1944, deportati ad Auschwitz e assassinati. La cerimonia si è svolta davanti al civico 20 di via dell’Orto, alla presenza tra gli altri della sindaca Sara Funaro, dell’assessora all’educazione Benedetta Albanese, del presidente del Q1 Mirco Rufilli, del presidente della sezione Aned di Firenze Lorenzo Tombelli, del rabbino di Firenze Gadi Piperno, del nipote di Fiammetta Moscato Gianni Evangelisti.
Tanti ragazzi hanno partecipato alla cerimonia, in particolare quelli della scuola secondaria di primo grado Machiavelli. Da ieri dunque due pietre in più, ricoperte d’ottone, per ricordare coloro che sono stati deportati e hanno trovato la morte. "Ogni volta che viene posata una pietra di inciampo – ha dichiarato Funaro – è un momento emozionante e importante per la città, farlo con i ragazzi delle scuole ci dà la possibilità di riflettere con loro su ciò che è stato e non deve succedere di nuovo nel presente e nel nostro futuro, ed è fondamentale per realizzare quella ‘staffetta della memoria’ necessaria perché valori come rispetto, pace, fraternità restino alla base del vivere civile e della comunità. È un’opportunità per ridare voce a chi purtroppo è stata tolta in modo atroce, alle persone che oggi non ci sono più. Oggi, qui, assieme ai familiari di Fiammetta e Bruno Moscato, ricordiamo la loro storia perché la memoria è fondamentale, soprattutto ora che i testimoni sono sempre meno. Le loro sono altre due storie che i cittadini camminando, letteralmente inciampando, potranno conoscere per poter così ricordare e riflettere".
Albanese ha ricordato che le pietre d’inciampo "sono un modo per ricordare storie che rappresentano un patrimonio condiviso di valori; unire queste celebrazioni alla partecipazione delle scuole che si trovano vicine alle strade dove posiamo le pietre d’inciampo rende queste cerimonie ancora più dense e ricche di valori, trasformando queste testimonianze del passato in un monito per il futuro e in un insegnamento forte, perché le nuove generazioni, le nostre ragazze e i nostri ragazzi, siano costruttori di pace e democrazia e difensori dei diritti per tutte e tutti". Rufilli si è rivolto ai ragazzi: "Spero – ha affermato - che quando camminerete per queste strade riuscirete a ricordare, ogni volta, quanto sia importante e quanto valore abbia essere oggi qua, essere liberi di andare a scuola, essere liberi di avere i vostri compagni di classe accanto a voi, perché in quei momenti invece alcuni bambini sparirono da un giorno all’altro, come se il vostro compagno di banco fosse preso, portato via, senza poterlo rivedere mai più. Questo è quello che è successo a tanti bambini, a tanti ragazzi come voi".
Niccolò Gramigni