Le Rivelazioni in S. Orsola. Il convento apre 4 mesi

Torna alla città un spazio prezioso e ricco di storia, in disuso da 40 anni. Le artiste Juliette Minchin e Marta Roberti rivivono le atmosfere del passato.

Le Rivelazioni in S. Orsola. Il convento apre 4 mesi

Le Rivelazioni in S. Orsola. Il convento apre 4 mesi

di Rossella Conte

FIRENZE

Da oggi al 27 ottobre con la mostra ’Rivelazioni’ l’antico convento fiorentino sarà accessibile al pubblico per quattro mesi. Storia, filiale di Artea, la società francese scelta nel 2020 dalla Città Metropolitana di Firenze per la riqualificazione del complesso, dopo il successo della precedente mostra prosegue con l’operazione di restituzione alla città di uno spazio prezioso e ricco di storia, in disuso da quasi quarant’anni. Per ’Rivelazioni’, la seconda mostra curata da Morgane Lucquet Laforgue, direttrice del Museo Sant’Orsola, le artiste Juliette Minchin e Marta Roberti sono state invitate a rivolgere il loro sguardo personale sul monumento storico e a creare delle opere d’arte site-specific. Ciascuna delle artiste ha scelto due diversi spazi del cantiere. Ispirandosi ai racconti delle vite dei santi che circolavano tra le mura dei conventi, Roberti ha realizzato Aure: una serie di immensi e delicati disegni che rivestono la chiesa di Sant’Orsola e che sembrano emergere dall’intonaco come frammenti di affreschi ritrovati. Le sue opere capovolgono la tradizionale iconografia religiosa ed esplorano il rapporto tra il divino, il femminile e l’animale. L’artista trasforma l’antica aula ecclesiastica in un luogo di contemplazione e meditazione personale.

La riflessione di Marta prosegue nei sotterranei dove è riunita una selezione dei disegni incisi su carta grafite e retroilluminati (a volte animati da video in stop motion) che colpiscono come epifanie luminose. Per lo spazio della prima chiesa del convento, invece, Juliette Minchin ha immaginato un’installazione che si dispiega attorno allo scavo archeologico. I suoi drappeggi e veli in cera avvolgono l’architettura: il fondo della sala e le finestre si animano, come percorsi da un soffio vitale. L’artista sembra resuscitare il teatrale e fugace passato barocco del convento, di cui non esiste più traccia tangibile sin dal ‘900. Nell’antica spezieria, invece, è una veglia quella che l’artista mette in scena. Attorno ai pilastri dell’ambiente Juliette Minchin ha sospeso dei pannelli ricoperti di cera e stoppini che verranno accesi e si scioglieranno ogni giorno per offrire al visitatore uno spettacolo di silenziosa creatività. Le forme, la luce e il profumo della cera bruciata propongono un’esperienza sensoriale ed emotiva in riferimento ai rituali liturgici e di guarigione praticati in passato proprio in quel luogo.