
AltreMani dà un’occasione di formazione e lavoro a 17-18 persone tra fragili e detenuti di Sollicciano.
Una ‘rete’ che unisce le sartorie sociali presenti in tutta Italia. Il progetto è stato presentato, ieri mattina, nella sede di AltreMani in via del Trebbio alla presenza di molti ospiti fra cui il sindaco di Sesto Lorenzo Falchi e l’assessore alle Politiche sociali Camilla Sanquerin. "Il 25 gennaio scorso abbiamo costituito la rete delle sartorie sociali – spiega il presidente Maurizio Varriano (in foto) – cui ora aderiscono la quasi totalità delle 84 realtà di questo tipo presenti in Italia in cui operano circa 25mila persone. Obiettivo dell’operazione è dare significato al Made in Italy in particolare quello delle sartorie sociali ma anche la consapevolezza che la rete può essere un volano sindacale, fra virgolette, per farsi sentire. È un modo per far conoscere la produzione sostenibile contro lo sfruttamento che spesso sta dietro anche alla fast fashion". La scelta della data per la presentazione del progetto non è stata casuale: il 24 aprile del 2013 a Savar, nei pressi di Dacca in Bangladesh, infatti, 1138 operai del tessile abbigliamento morirono nel crollo di un edificio commerciale mentre stavano realizzando capi anche per famose griffe. Un esempio ‘virtuoso’ di sartoria sociale è proprio quello di AltreMani che, al momento, offre occasione di formazione e lavoro a 17-18 persone: "Abbiamo inserimenti socioterapeutici – dice Vega Donati che coordina il laboratorio – ma anche stage tipo borse lavoro e progetti portati avanti con il carcere. Una persona proveniente da Sollicciano ora è stata regolarmente assunta. Produciamo tessile e accessori moda in gran parte da donna e, pur in percentuale minore, anche per uomo, che vendiamo soprattutto nei nostri negozi, in via Palazzuolo a Firenze e di Castagneto Carducci e anche a Sesto. Il 3 maggio poi apriremo un nuovo punto vendita a Chiusi".
Sandra Nistri