
Il presidente Mattarella e il procuratore militare De Paolis alla mostra sulle stragi
In quell’Armadio della Vergogna erano nascosti 695 fascicoli sulle stragi nazifasciste, compiute dal 1943 al 1945, che per 50 anni si è cercato di occultare, cancellare, rimuovere dalla Storia. Fino a quando, dopo la scoperta del 1994, il Procuratore Marco De Paolis iniziò nel 2002 ad “aprire“ l’Armadio e ad avviare una stagione processuale, fino ad allora negata, sui criminali di guerra tedeschi. Vi ha lavorato per 16 anni, rendendo giustizia, e memoria, su alcune delle principali stragi perpetrate dai nazifascisti in Italia dopo l’armistizio.
Quell’immenso lavoro è diventato anche una mostra che, inaugurata all’Altare della Patria a Roma e poi presentata in numerose altre città, ha scosso e commosso migliaia e migliaia di visitatori da un capo all’altro d’Italia, specialmente giovani. Persino a Francoforte, dove la mostra è stata vista da 17mila persone.
L’esposizione “Nonostante il lungo tempo trascorso… Le stragi nazifasciste nella Guerra di Liberazione 1943 – 1945”, da giovedì torna anche a Firenze, a Palazzo Guadagni Strozzi Sacrati, fino al 5 maggio.
Il curatore è lo stesso Procuratore generale militare Marco De Paolis, che conosceva bene ogni documento, reperto, testimonianza di quell’orribile periodo, restituendo in maniera toccante quanto scientifica, storica e giudiziaria, i fatti e i nomi, i luoghi e le circostanze.
"Questa mostra offre spunti particolarmente importanti – spiega il Procuratore De Paolis –: intanto i numeri, spesso ignorati. Basti ricordare che oltre ai civili, ci sono state più di 70mila vittime dei crimini di guerra fra i militari. Ho lavorato per più di 16 anni a queste inchieste giudiziarie. Ed è difficile dire cosa mi abbia toccato di più. Certamente le stragi di Marzabotto, Sant’Anna, Civitella, le prime di cui mi sono occupato, sono quelle a cui va sempre il mio pensiero".
I numeri, appunto: 70 mila vittime militari in Europa, in circa 100 episodi. Più di un migliaio i militari italiani in Italia. 650mila vittime delle deportazioni di internati militari italiani. 24.409 vittime civili in Italia in 5872 episodi, di cui 14935 al Nord, 6862 al Centro, 2623 al Sud.
"E’ una mostra che nasce da un’esperienza giudiziaria - prosegue –, che non ha contaminazioni ideologiche. Tutto è fondato sulle indagini di un procuratore che per 16 anni ha fatto questo. Credo che vedere tanti documenti e immagini, sia un po’ come andare sui luoghi della memoria, con un impatto emotivo sui visitatori, specialmente per i giovani che si possono fare un’idea più precisa su ciò che è accaduto. Ci sono anche reperti molto significativi: la bambola della bambina uccisa a Sant’Anna, il fazzoletto appartenuto al signor Lamioni che ammazzato a Civitella con 7 fori di pallottola, i lacci con cui furono legati i polsi i martiri di Gubbio. Insomma, cose concrete".
La mostra è realizzata dallo Stato Maggiore Difesa e Procura Generale Militare presso la Corte Militare di Appello, con l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, con la Regione Toscana che ha partecipato all’organizzazione dell’evento a Firenze. Vi è inoltre un Comitato Scientifico presieduto e coordinato da De Paolis, insieme alla professoressa Isabella Insolvibile e la consulenza del professor Paolo Pezzino, entrambi storici contemporanei, già consulenti tecnici delle Procure Militari della Repubblica di La Spezia e Roma.