
Le tre A di Pietro Spica a Palazzo Malaspina
Uno mostra dedicata a Pietro Spica, un primo piano al maestro girovago che coltivava il senso più intimo e libero dell’arte nella conoscenza dei paesi e delle civiltà lontane. Culture e visioni, immaginarie e reali, dipinte e scolpite: i mondi possibili di Pietro Spica, deceduto nel 2021, in mostra a Palazzo Malaspina. La personale, inaugurata ieri, espone oltre 120 capolavori, tra dipinti, acquerelli e sculture, realizzati dall’artista che sapeva parlare al contrario. A fare da filo conduttore, la lettera A come Arte, come Amore, come Anarchia.
È tra le sale del centro espositivo di San Donato in Poggio, che i colori, le forme, le espressioni, i volti di Paesi, popoli e culture vicini e lontani si incontrano e si fondono nel linguaggio aperto, libero, affamato di giustizia e uguaglianza, ribelle e capace di leggere la realtà nel suo verso opposto di Pietro Spica. Anche la personale di pittura e scultura “Arte Amore Anarchia“, promossa e organizzata dal Comune, è una tappa del girovago veneto dell’arte, di adozione milanese, che approda per la prima volta a Barberino Tavarnelle con una valigia, stracolma di esperienze ed emozioni che ha accumulato verbi e gesti di itinerari sparsi tra le latitudini del globo.
L’antologica, curata da Penelope Spica, Antonella Redaelli e Alice Assandri, è disposta su tre piani ed esporrà opere su tela, acquerelli su carta, ritratti in china su carta e sculture in legno, realizzate dal 1989 al 2021. È l’incontro con Bruno Munari a permettere a Spica di fare della sua passione una professione, cominciando come illustratore di libri per bambini e insegnante di acquarello. Numerosi i viaggi in Oriente e nelle Americhe, dai quali trae suggestioni che influenzano profondamente la sua tecnica espressiva grazie all’incontro con tradizioni figurative di diverse culture. In anni più recenti ha soggiornato e lavorato a Milano, in Liguria e nell’isola di Minorca.
In particolare le due A, Amore e Arte, sono rappresentate dal ciclo dei lavori astratti, nei quali sono evidenti forme e colori ispirati dalla natura, dalle civiltà e dalle architetture che chiedono un respiro internazionale, rubati in volo da un capo all’altro del mondo, da Haiti al Massachusetts. L’A di Anarchia rivive nei 50 ritratti a china di volti, storie e racconti di uomini e donne che nel corso della storia hanno costruito alcune delle più importanti pagine di vita e impegno anarchico. La mostra resterà aperta fino al 1 ottobre. Ingresso libero. Info 055 8072338, 055 8052337 - [email protected] - www.barberinotavarnelle.it
Andrea Settefonti