"Dizzy", che in inglese significa vertiginoso, è l’aggettivo perfetto per definire il viaggio musicale del nuovo disco. E’ entusiasta del nuovo lavoro strumentale Ghigo Renzulli. Si chiama "Dizzy" ed è disponibile sulle piattaforme digitali streaming e anche in formato cd e vinile su etichetta Radical Road Records, distribuita da Audioglobe. L’album, il secondo in studio del progetto No Vox, svela in 15 brani atmosfere che si muovono in modo fluido e vertiginoso, esplorando in maniera attuale un universo sonoro immaginifico e personale. Un disco che brilla di intensità, grazie alla straordinaria varietà di melodie, accarezzate dalla chitarra di Ghigo, che vengono arricchite dai contributi degli altri 14 ottimi musicisti che hanno partecipato al progetto.
Il disco è uscito a dicembre, in concomitanza del quarantaquattresimo anniversario del primo concerto dei Litfiba. Davvero quello della band è un capitolo chiuso?
"Continua a essere un progetto dormiente, almeno per ora, ma nel rock non si sa mai. Ho visto rinascere i Guns N’ Roses che erano morti e sepolti da una vita, o gli Aerosmith che si sono sciolti almeno 5-6 volte. Vediamo che succede, anche se andando avanti con l’età divento sempre più un talebano della musica e rifare certi generi musicali non mi interessa più. Ora sono concentrato su No Vox, ma non sono esclusi altri progetti, altre band".
I rapporti con Piero Pelù sono buoni?
"Ottimi, giorni fa sono stato pure a pranzo a casa sua. In 40 anni abbiamo girato mezzo mondo insieme: l’amicizia in ogni caso rimane. Il mio rapporto con Piero è ottimo, ma è chiaro che se lui vuole fare un certo tipo di musica e io ne voglio fare un altro ci si incontra male. Ma, non è detto: le persone cambiano, si evolvono, spesso tornano indietro sulle proprie decisioni, cambiano i gusti".
Tornando al nuovo disco, come è nato Dizzy?
"Il primo album di No Vox, ’Cinematica’ l’avevo creato durante la pandemia ed era stato registrato principalmente nel mio studio a casa. Questa volta invece ho fatto un disco come si faceva una volta, in studio di registrazione, con cura e attenzione, come facevano i Pink Floyd, che uscivano ogni quattro anni, perché ci voleva il tempo a fare i dischi. Invece di fare tutto al computer, mi sono divertito a suonare la chitarra incrociando le note con amici, come Drigo e Cesare dei Negrita, Cris Pacini al sax, la flautista slovena Tinkara Kovac, il trombonista Francesco Cangi, e tanti altri fantastici musicisti".
Il disco sarà presentato live il 1° febbraio all’Alchemica di Bologna, il 6 febbraio al Defrag di Roma e l’8 febbraio al Legend di Milano. Come mai non suona in Toscana?
"Queste tre date serviranno per affinare il tiro, poi vedremo. Suoneremo massimo un’ora, presenteremo il disco, poi ci sarà spazio per il firmacopie, per l’incontro con il pubblico. Gli spazi giusti per presentare un progetto strumentale come questo sarebbero i teatri".
Punta molto su questo progetto strumentale?
"Sì, anche se non è detto che No Vox sia l’unico progetto. Ho cercato di fare tesoro della lezione dei grandi compositori, abbinando il rock, il blues, a tutto quello che c’è nel disco, che è nato utilizzando stilemi di musica classica contemporanea".