Campi Bisenzio (Firenze), 7 novembre 2023 – “Qui dentro ho perso 50 anni di vita. Domenica era il mio compleanno, l’ho trascorso a togliere l’acqua e spalare il fango con l’aiuto di amici, parenti e giovani volontari mai visti prima. A loro va il mio grazie". Ha le lacrime agli occhi Luca Borgioli, dirigente scolastico che vive in via Cetino, una delle più colpite (insieme alla zona via Ponchielli - Boito - Donizetti - Orly) dalla furia della Marina. "Vivo al piano terra, alle finestre ci sono le inferriate: sono scappato. In una manciata di secondi mi sono accorto di ciò che stava per accadere: sono vivo grazie al famoso istinto di sopravvivenza" racconta invitando La Nazione in un appartamente completamente vuoto, con i pavimenti distrutti e il fango dappertutto.
"La mia casa? Eccola lì" dice indicando una montagna di rifiuti sul marciapiede che la gru sta spostando. E camminando in quella zona, a due passi dal centro, tra il via vai di mezzi di soccorso e carri attrezzi, i ’pezzi’ di vita ora diventati rifiuti sono ovunque: bici, passeggini, materassi, divani, sedie, mobili o quello che ne rimane. Ma anche vecchi ’Diabolik’, album delle figurine, dischi in vinile. I ricordi spezzati dal fango sono la normalità da queste parti mentre la gente accatasta vite intere sul marciapiede.
"Sto cercando una cassetta con i ricordi di mia mamma: c’erano lettere, orecchini e altri monili. Per ora ho ritrovato solo un ciondolino" racconta Marisa Tozzi, 74 anni, che in via Donizetti, sul muro della stanza d’ingresso ha ancora il segno dell’alluvione del 1991. "Giovedì sera all’improvviso si è rotta una vetrata ed è arrivata l’onda, l’ho presa in pieno, potevo morire".
Scuote la testa mentre ripulisce l’appartamento vuoto. La sua forza, e quella di tanti altri, è tutta lì: non perdersi d’animo. Poco lontano Elena Giannoni, un’altra delle 23mila vittime dell’alluvione, gli occhi gonfi mentre cerca di riordinare. Chissà che poi. Ma serve, serve anche questo per chi ha perso tanto, tutto. "Negli scatoloni ci sono i libri, non ho il coraggio di aprirlì, chissà in che condizioni saranno" dice spiegando che l’appartamento al piano terra lo aveva risistemato da poco. "La lavatrice si ricompra. Ma i ricordi no. E sto male perché non riesco a trovare i vecchi diari di mio nonno, uomo acuto, grande giocatore di scacchi: per fortuna le coppe si sono salvate. Le ho trovate sparse per la stanza, piene di melma".
Un grande appassionato di fotografia ha perso le sue macchine, i libri, materiale prezioso, travolto dalla furia della Marina. "Documenti importanti ma soprattutto gli effetti personali dei nonni: sono queste le perdite più ’grandi’" dice Gabbriella Betti di via Toscanini spiegando che il salotto è distrutto così come le due auto. "Bisogna essere ottimisti e andare avanti". Prova a guardare avanti con fiducia anche Claudia Mugnaioni nonostante un appartamento ristrutturato da poco e adesso distrutto. "Non c’è più nulla, l’arredamento è tutto da buttare, in questo sacco ho messo il corredo ricamato a mano: proveremo a lavarlo" e intanto si districa tra cassetti rovesciati, scatole con le medicine e utensili da cucina. "L’album con le foto del matrimonio dei figli e gli scatti dei nipoti è fangoso: mia nuora alcune foto le ha lavate, speriamo di salvarle" dice e ricorda "il destino è beffardo: si figuri che nel 1991 persi il filmino delle mie nozze".
Ad aiutare i cittadini sono soprattutto gli studenti che per qualche giorno hanno deciso di lasciare gli zaini a casa e imbracciare le pale. "E meno male ci sono loro. Perché altri aiuti non se ne sono visti" tuona Francesca Nuti. "Guardi qui, sono senza corrente da giovedì, il frigorifero è pieno ma il cibo è da buttare. E’ il meno: mia mamma ha 86 anni, mio babbo 84. Con questo dramma hanno perso la loro vita annegata nell’acqua e nel fango".