REDAZIONE FIRENZE

Le vittime del cantiere. L’addio a Mohamed. Il fratello in lacrime: "Trovate i colpevoli"

Domani la salma torna in patria. La famiglia segue la cerimonia via cellulare

Le vittime del cantiere. L’addio a Mohamed. Il fratello in lacrime: "Trovate i colpevoli"

Pochi orpelli nella stanza, un feretro di legno chiaro al centro, la preghiera di familiari e fedeli della comunità islamica. Le lacrime che bagnano il viso del fratello Sarhan. Si è tenuta alle Cappelle del Commiato la cerimonia islamica di addio a Mohamed Toukabri, il tunisino 54enne rimasto schiacciato nel crollo del cantiere di via Mariti. A dettare la liturgia della funzione funebre era presente l’imam Izzedin Elzir, che ha fasciato con un lenzuolo bianco il corpo della vittima – prima della chiusura della bara – per "riconsegnarlo a Dio nello stesso modo in cui è venuto al mondo". Sarhan ha videochiamato i genitori affinché potessero assistere al funerale e anche l’Imam ha voluto salutarli. "È stato un momomento di dolore per tutti noi – spiega Elzir –, non meritava questa fine, nessuno la merita". La preghiera è intonata in coro da tutti i presenti: cinque minuti, che sembrano durare un’eternità. Il fratello – residente a Napoli – non riesce a trattenere le lacrime, ma in un momento di lucidità racconta le sue chiacchierate con Mohamed, delle sue lamentele sui pagamenti e sul contratto di lavoro. Sarhan ci tiene anche a ringraziare la città di Firenze per la solidarietà dimostrata durante le manifestazioni dei giorni scorsi. Domani partirà per la volta di Tunisi, dove vivono i genitori e dove mercoledì – con un volo da Roma – verrà trasportata la salma di suo fratello. Nella sua terra natia Toukabri verrà sepolto. Stamani alle 9.30, sempre alle Cappelle del Commiato, ci sarà l’ultimo saluto per Mohamed El Farhane, 24 anni, e i sui connazionali Taoufik Haidar, 43 anni, e Bouzekri Rahimi, 56 anni, le altre tre vittime – oltre all’italiano Luigi Coclite, sepolto sabato scorso – della tragedia di via Mariti. Anche per loro si terrà il rito islamico, in presenza dei familiari, prima del rientro della salma in Marocco.

"Piangiamo assieme a parenti e amici delle vittime, soffriamo con loro – confessa l’imam di Firenze –, erano nostri fratelli". Elzir conclude lanciando un appello a nome delle famiglie degli operai morti e di tutti i fedeli (e sono tanti) che svolgono mansioni a rischio. "Serve una normativa nazionale – spiega la guida spirituale –, per garantire maggiori tutele ai lavoratori e alle loro famiglie. Dobbiamo invertire questo fenomeno, perché così non si può andare avanti".

P.M.