Lebowski, festa grande. La tifoseria compie vent’anni e ultras, calciatori e dirigenti abbracciano il traguardo. Ne è passato di tempo ormai da quando un gruppo di tifosi che rifiutò il concetto di calcio moderno, iniziò a seguire e supportare una squadra fiorentina di terza categoria, come se fosse a tutti gli effetti una regina della serie A. Era una frangia di tifosi che si era stancata "dei campionati senza sorprese, di classifiche disegnate dai diritti tv e dagli intrighi di palazzo". Ma anche di "partite ogni tre giorni, sempre più frenetiche e meno spettacolari".
Oggi quei ragazzi sono ancora lì, e per i vent’anni dalla fondazione hanno pensato in grande. Una mostra fotografica al bar Argentina che ripercorre le tappe di questo viaggio ’popolare’ e poi una cena alla vecchia maniera al circolo La Romola: tutti insieme (giocatori, ultras e dirigenti), a tavola come si faceva una volta.
"Si sono rivisti vecchi amici da tutta Italia – spiega Mathias, il responsabile della comunicazione della squadra – è stato emozionante. Vent’anni ci fanno quasi sentire vecchi": dice ridendo. Ma il Lebowski è anche una filosofia di vita, una visione con cui affrontare la quotidianità. E lo striscione sfornato durante la coreografia del match di domenica, lo ricorda a caratteri cubitali: "Non si prosegua l’azione secondo un piano. 2004 – 2024". La frase è una rielaborazione di una citazione del ’Grande Lebowski’, il film che dà il volto alla squadra, e riassume l’approccio con il quale il gruppo ha sposato il team.
Ma non solo passato, il Lebowski guarda avanti. E infatti tramite un accordo con Uisp è partito un progetto di rinnovamento del campo sportivo della Trave, sede attuale del team. Ma non è tutto, all’orizzonte c’è anche una nuova tribuna. "Quella attuale è molto piccola – continua Mathias – L’obiettivo è arrivare all’installazione di una struttura di almeno 600 posti". Già, perché quando gioca il Lebowski il campo si accende e più che una partita sembra a tutti gli effetti una grande festa.
Gabriele Manfrin