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Legambiente boccia l’aria di Firenze: "Ridurre il biossido di azoto del 32%"

Il rapporto 2024 dell’associazione ambientalista registra sforamenti su polveri sottili e gas inquinanti "Con le nuove regole del 2030, la città sarebbe fuori legge: ecco i numeri per migliorare".

Se il 2030 fosse già qui, il 69% delle città risulterebbe fuorilegge per il Pm10. Fra queste, in buona compagnia, c’è anche Firenze con una concentrazione media annuale di 29 microgrammi per metro cubo. È quanto emerge dal report Mal’aria 2024 realizzato da Legambiente che, comunque, registra buone notizie a livello nazionale. sull’inquinamento atmosferico Nel 2023 infatti sono scese a 18, su 98 monitorate, le città che hanno superato i limiti giornalieri di polveri sottili Pm10 (quelle provocate soprattutto dalla combustione dei carburanti e dall’usura di gomme, asfalto, frizioni e freni). Firenze, per centrare l’obiettivo dei valori normativi che entreranno in vigore a partire dal 2030 dovrà lavorare, anche se non troppo.

Le pm10 dovranno essere ridotte, secondo Legambiente, del -16%, le pm 2.5 del -20%, mentre lo sforzo maggiore dovrà essere fato sul biossido di azoto che dovrà calare del -32%. Proprio il biossido di azoto è l’unico inquinante in calo negli ultimi 5 anni, ma il 50% delle città resterebbe comunque fuori legge. Oltre a Firenze fra le principali ci sarebbero Napoli (38 µug/mc) e poi Milano (35), Torino (34), Catania e Palermo (33), Bergamo e Roma (32), Como (31), Andria, Padova e Trento (29).

Il report Mal’Aria, redatto nell’ambito della ‘Clean Cities Campaign’ una coalizione europea di Ong e organizzazioni della società civile, ricorda che i limiti normativi per lo sforamento delle polveri sottili Pm10 sono 35 giorni all’anno, con una media giornaliera superiore ai 50 microgrammi al metro cubo (ug/mc).

Ma il miglioramento del 2023, spiega l’associazione ambientalista, è merito soprattutto delle condizioni meteorologiche favorevoli "anziché a un effettivo successo delle azioni politiche per affrontare l’emergenza smog". Che, ricorda la ong, mette a rischio la salute dei cittadini visto che "in Italia ci sono 47mila decessi prematuri all’anno a causa del pm2.5" per cui "Governo, Regioni e Comuni devono accelerare" con politiche efficaci.

Fra i capitoli presi in considerazione ci sono anche le polveri ultrasottili cioè le particelle con un diametro di dimensioni minori o uguali a 2,5 micron e dunque più potenzialmente pericolose. Qui, se fossimo nel 2030, per Legambiente l’84% delle città italiane sarebbe oltre i limiti. Fra queste con i valori più alti ci sono Padova (24 ug/mc), Vicenza (23 ug/mc), Treviso e Cremona (21 ug/mc), Bergamo e Verona (20 ug/mc).

"I dati del 2023 – spiega Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente – ci dicono che il processo di riduzione delle concentrazioni è inesistente o comunque troppo lento. Ad oggi, infatti, ben 35 città dovranno intensificare gli sforzi per ridurre le loro concentrazioni di Pm10 entro il 2030, con una percentuale di riduzione compresa tra il 20% e il 37%, mentre per il Pm2.5 il numero di città coinvolte sale a 51, con una riduzione necessaria tra il 20% e il 57%".

"Ancora una volta – conclude il direttore Giorgio Zampetti (foto in alto) – l’obiettivo di avere un’aria pulita nei centri urbani italiani rimane un miraggio, come dimostra la fotografia scattata dal nostro rapporto. Le fonti sono note così come sono disponibili e conosciute le azioni e le misure di riduzione delle emissioni, ma continuiamo a registrare ancora forti e ingiustificati ritardi nel promuovere soluzioni trasversali. Serve quindi un cambiamento radicale, attuando misure strutturali ed integrate"