Legnaia un sindaco, o meglio un gonfaloniere ce l’ha avuto davvero, anzi più d’uno: dal 1808 al 1865 fu fieramente Comune; e nemmeno piccino giacché da un tiro di schioppo fuor di porta a Verzaia arrivava sulle colline di Roveta, dove anche qui c’è ancora via di Legnaia, giacché è un moncone dell’antica strada che facevano i tagliaboschi per portare il legname per scaldare Firenze. Tanto era importante che tutta la piana prendeva genericamente il nome di Legnaia.
Ma poi, dal ’54 con la costruzione dell’Isolotto, pian piano il toponimo ha perso d’importanza finché oggi l’intero Quartiere 4 viene impropriamente detto Isolotto. Legnaia, che ne è ben distinta architettonicamente e socialmente, è semmai un tessuto urbanistico organico con Monticelli e Soffiano, rioni che si trovano messi all’angolo col cugino di là da viale Talenti, e spesso si lamenta che la gran parte dei servizi siano all’Isolotto, con scarso interesse dell’amministrazione verso questa porzione del quartiere.
Ma già che siamo in clima elettorale, cosa farebbero i legnaioli se potessero essere sindaci del loro rione? "Se fossi sindaco? Lavorerei anche per questa zona e non soltanto per l’isolotto, perché è rimasta più periferica. – dice Nicola Tufaro, legnaiolo molto attivo nel volontariato – Occorrerebbe portare servizi come una biblioteca, uno sportello multiservizi-urp, un mercatino, aumentare i parcheggi e l’accesso con i mezzi pubblici verso la tramvia. Bisognerebbe poi rendere più vivibile la zona ai pedoni, in particolare risistemando marciapiedi e parcheggi soprattutto sulle direttrici principali di via di Soffiano e via di Scandicci e rimodulando i semafori per i pedoni, primo di tutti quello di via Bronzino-via Giovanni della Casa".
"Ci sono tante strade piene di buche, andrebbero risistemate, è difficile per gli anziani muoversi – fa notare Enrico Nencioni, altra storica figura del volontariato di zona – Poi cercherei di incentivare la riapertura di negozi in zona, mancano punti di aggregazione e le strade la sera non sono più illuminate dalle insegne".
"Se fossi sindaca farei più posti auto – Alessia Pierattini, costretta come tanti compaesani a una guerra quotidiana per trovare un pertugio –, in particolare nella zona tra via di Soffiano, via Starnina e via dell’Olivuzzo, dove tra l’altro c’è il campo della fitofarmaceutica ora acquisito dal Comune che sarebbe più opportuno trasformare in un parcheggio piuttosto che nell’ennesimo giardino del quartiere; e magari riqualificare gli altri parchi che sono tanti ma non manutenuti. Hanno poi tolto l’area cani ma era un servizio utile a tutti i padroni del rione, ora costretti ad andare fino in cima al Boschetto o in via Nicola Pisano".
E a proposito di Boschetto, "m’impegnerei per restituire il circolo al quartiere, è stato fondamentale per tutti quelli che l’hanno vissuto, che sono la maggior parte degli abitanti di zona, soprattutto quelli in là con gli anni: Il Boschetto è stato per settant’anni un’istituzione del quartiere – spiega Filippo Scotti –. L’altra cosa che farei, un presidio di vigili urbani più capillare: non è pensabile vedere via di Soffiano con le macchine una sopra all’altra in particolare all’uscita delle scuole, auto a cento all’ora eccetera".
Sulla sicurezza stradale, "urge trovare una soluzione per la rotonda alla fine di viale Talenti: soprattutto se arrivi da viale Etruria o da via Foggini, ogni volta che ti immetti, rischi la vita; inoltre crea spesso lunghe code su viale Etruria", fa notare Lorenzo Bianchi. E poi da un po’ c’è la piaga baby gang che non fa dormire sonni tranquilli; al centro delle cronache quella che stanzia ai giardini di viale Nenni e fa continue incursioni nei condomini vicini e al Pam:
"Siamo esasperati – spiega Maurizio, sfortunato condomino – Io lavorerei per la sicurezza: il vigile di quartiere non si è mai visto e volanti non ne passano".
Carlo Casini