Stefano Brogioni
Cronaca

L’ergastolo al super latitante Messina Denaro. Nicolosi, il pm che lo incastrò: "La giustizia è lenta ma arriva"

La soddisfazione del magistrato che, con i colleghi Chelazzi, Crini e Vigna, ha ottenuto le condanne per organizzatori ed esecutori degli attentati del ’93. "Chiuso un capitolo"

Il magistrato Giuseppe Nicolosi: nel giugno del 1998 ottenne le condanne per i responsabili delle stragi mafiose del 1993 e del 1994

Firenze, 17 gennaio 2023 – "La giustizia è lenta, ma arriva. Anche dopo trent’anni". Giuseppe Nicolosi oggi guida la procura di Prato, ma una fetta importante della sua carriera in magistratura l’ha spesa con i colleghi Gabriele Chelazzi, Alessandro Crini e Piero Luigi Vigna a dar la caccia ad organizzatori, esecutori e mandanti delle stragi del 1993 che insanguinarono anche Firenze.

"Era l’ultimo latitante tra i condannati", ricorda Nicolosi, sfogliando, con la mente, pagine e pagine dei faldoni dei processi che avevano inchiodato la cosca Brancaccio.

Ora, con la cattura di Matteo Messina Denaro è come se si chiudesse un capitolo. "A distanza di trent’anni dai Georgofili - aggiunge il procuratore capo di Prato - si tirano fuori carte che oggi non si possono né verificare né confutare. Ma non c’è spazio per altro". Il riferimento è al lavoro della commissione parlamentare d’inchiesta: conclusioni, quelle dell’organo politico, difficilmente sovrapponibili con la verità giudiziaria, confermata nei vari gradi di giudizio. Il tritolo aggiuntivo sul Fiorino? La presenza femminile? Le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza hanno chiuso il cerchio. I “picciotti“ saliti dalla Sicilia avevano rubato il Fiorino in via della Scala, vicino alla stazione di Firenze. Lo avevano portato nella loro base logistica di Prato, per imbottirlo dell’esplosivo recuperato dal mare e macinato. La sera del 26 maggio, mentre il Milan giocava la finale di Coppa dei Campioni, il commando partì alla volta di via dei Georgofili. Alle 1.04, l’esplosione.

Trent’anni dopo, uno dei membri della "cupola stragista", l’ultimo mancante a cui era stato inflitto l’ergastolo, è stato trovato. "Secondo me è stato sempre in Sicilia - ragiona Nicolosi -, la presenza è potere e potrebbe non essersi mai allontanato dal suo territorio". Tranne che per brevi periodi. Come quell’estate del 1993, quando gli investigatori dell’antimafia (tra loro anche Michele Giuttari), lo intercettarono a Forte dei Marmi. Era in vacanza assieme ai fratelli Graviano e le rispettive fidanzate. L’inaspettata presenza di un mafioso pentito costrinse il gruppetto a cambiare destinazione. Tracce di Matteo Messina Denaro vennero fiutate anche tra Cascina e Ponsacco. Potrebbe aver avuto interessi condivisi con la ndrangheta nel trattamento dei rifiuti speciali. D’altronde, nel pratese, è stata rilevata la presenza del figlio del boss Ciccio Tagliavia, un altro condannato per le stragi e membro del gruppo di fuoco che attaccò il cuore dell’Italia.