Eva Desiderio
Nel ricordo di Giuliacarla Cecchi appare nitida come primo sentimento la gentilezza che anche come parola in questi ultimi anni è stata piuttosto dimenticata. E invece no, ripensando alla grande couturiére fiorentina pare di vederla ancora col suo sorriso buono, le sue attenzioni, le sue parole severe ma pacate, l’affetto per la figlia Pola Margherita che ha lasciato come erede di un’arte che abbina talento e artigianalità. Due elementi che hanno permeato il suo animo fin dal 1932 quando fonda l’atelier di alta moda nel villino di via Jacopo da Diacceto dove con la figlia continua oggi la sua tradizione creativa. I suoi abiti nel famoso lavoro di goffratura dei tessuti sono opere d’arte, punto dopo punto come pennellate, una lavorazione abbastanza dimenticata ma viva nel cuore di Pola Margherita che la tramanda in atelier e la insegna ai giovani talenti dello stile riuniti intorno al Premio Giuliacarla Cecchi istituito a 100 anni dalla sua nascita. Per la sua bravura e il suo coraggio la storica della moda Cristina Giorgetti ha scritto un libro che si intitola solo “Giuliacarla Cecchi” edito da Genius Loci di Campi.