Una lettera ai fedeli della Chiesa fiorentina per vivere il Giubileo come veri pellegrini di speranza. L’ha scritta l’arcivescovo Gherardo Gambelli e sarà consegnata alle famiglie nelle prossime settimane casa per casa dai preti della diocesi durante la tradizionale benedizione che precede la Pasqua.
"Inizio ricordando con gioia la giornata del 29 dicembre in occasione dell’apertura del Giubileo diocesano nella cattedrale di Santa Maria del Fiore. - scrive l’arcivescovo Gherardo - Un vero momento di festa: la presenza di tanta gente è stato un segno per me particolarmente importante. C’è bisogno di Speranza. E allora partiamo da qui, dal vero senso del Giubileo che è quello di aprirsi alla grazia della misericordia di Dio. Tante guerre nel mondo sembrano inarrestabili anche perché si alimentano con numerose situazioni di conflitto e di ingiustizia, di cui ognuno è un po’ complice. Abbiamo bisogno di una grazia speciale che ci dia la forza per amare come Gesù, per vincere il male con il bene".
"L’attraversamento della Porta Santa - avverte monsignor Gambelli - è un rito che è possibile fare solo a Roma, senza dimenticare la sua finalità che è quella di condurci ad aprire la porta del cuore a tutti i nostri fratelli e sorelle. Oltre ai pellegrinaggi a Roma, alle visite nelle Chiese giubilari di ogni diocesi, è comunque possibile ottenere l’indulgenza anche attraverso le opere di misericordia". Ma le norme canoniche prevedono anche un’altra modalità: "I fedeli potranno conseguire l’Indulgenza giubilare se si recheranno a rendere visita per un congruo tempo ai fratelli che si trovino in necessità o difficoltà (infermi, carcerati, anziani in solitudine, diversamente abili), quasi compiendo un pellegrinaggio verso Cristo presente in loro e ottemperando alle consuete condizioni spirituali, sacramentali e di preghiera". Una via consigliata in modo particolare, affermando che "al tempo presente la Sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia invece di imbracciare le armi del rigore" per "andare incontro alle necessità odierne, esponendo più chiaramente il valore del suo insegnamento piuttosto che condannando".