Mauro Avellini
Cronaca

Alcol, minori e baristi distratti

Il vice direttore risponde ai lettori

Il vicedirettore de La Nazione Mauro Avellini

Firenze, 15 agosto 2015 - CARO DIRETTORE, ho letto di quel cinese al quale è stata imposta la chiusura del minimarket per 15 giorni a causa della vendita a minori di una bottiglia di liquore. Mi sembra un provvedimento eccessivo e comunque sarebbe bastato un rimprovero perché la movida non può imporre ai gestori di fare anche i gendarmi.

Samantha, via mail

 

​RISPONDE IL VICE DIRETTORE MAURO AVELLINI 

IL PERDONISMO è una delle malattie più gravi di cui soffriamo. Ci sono delle regole e vanno rispettate, tanto più se in gioco c’è la salute dei ragazzi. Negli Stati Uniti, sotto i 21 anni, non è possibile acquistare né consumare alcolici. E si può bere solo nei locali. Perfino chi fa pipì in strada si può beccare 12 mesi di carcere. Nessuno protesta. La severità non è un difetto e applicare le leggi è una virtù che tendiamo a dimenticare. Semmai ci giochiamo un bel pezzo di credibilità quando andiamo a interpretare, o ancor peggio a sovrapporre, una serie di normative. Ad esempio si può servire una birra a un 16enne ma bisogna chiedergli i documenti e comunque la stessa bottiglia il ragazzo non può portarsela a casa perché di anni ne dovrebbe avere diciotto. Se hai un bar devi sospendere la vendita di alcolici alle tre del mattino ma se hai un negozio si anticipa alle 24. Tutto chiaro? Per niente. Tanto che un ragazzino l’altro giorno mi ha chiesto se potevo comprargli le sigarette. Ho detto di no, come dovrebbero fare e fanno (quasi) tutti i tabaccai. O i baristi con la vodka. Se in giro resta qualche furbo, è giusto che paghi.