Firenze, 3 gennaio 2016 - Caro Mancini, sono anni che sento parlare di smog e di inquinamento del traffico: è possibile che ancora non sia stato trovato un rimedio stabile, diverso da soluzioni primitive come il blocco delle auto?
Sergio Lotti, Montelupo Fiorentino
Come al solito siamo in ritardo sul resto del mondo. E sa perché? Perché i seri provvedimenti strutturali vanno a incrociare gli interessi di categoria e finiscono con essere osteggiati, un po’ per il piagnucoloso catastrofismo di commercianti e albergatori, un po’ per pigrizia mentale. Manca la volontà per rimuovere il problema. Sentire il ministro dell’Ambiente che nel 2016 suggerisce di limitare la velocità delle auto nelle città a 30 km l’ora mi ha fatto sorridere. Anzi: mi ha fatto proprio sghignazzare. Della serie: non si scopre nulla di nuovo. Perché mi ha ricordato che un provvedimento del genere, a Firenze, fu introdotto nel 1989 (27 anni fa!) dall’assessore al traffico Graziano Cioni, che venne preso per matto visionario e infatti il divieto venne presto dimenticato, bruciato come le foglie secche – anche i falò erano proibiti – che producevano lo stesso inquinamento del CO2.
Già allora si studiava come sopravvivere allo smog, infatti venne sfiorata la guerra civile fra residenti e commercianti, per affermare la ztl che avrebbe potuto far respirare meglio la città. Voglio dire che per dar retta agli interessi e alle bizze di tutti, le polveri sottili che intasano i polmoni sono state per anni nascoste sotto il tappeto del tiriamo a campa’. Per un certo periodo fummo tormentati anche dal divieto di tenere il motore acceso troppo a lungo (altro parto della mente diabolica del Cioni), con l’auto in coda o al semaforo. I vigili urbani presidiarono per un po’, fecero qualche multa e anche questa ordinanza comunale passò in cavalleria.
C’è dell’altro: fra le idee innovative ricordo quella di modificare gli orari della città per diluire le concentrazioni dei veleni (e anche il traffico). Ma ve lo immaginate se sarebbe stato possibile cambiare le abitudini degli uffici, alternare l’apertura dei negozi, modificare l’inizio della giornata scolastica, senza scatenare la ribellione popolare? Si fa presto a dire che bisogna rispettare l’ambiente perché l’ambiente rispetti noi e la nostra salute. Recuperiamo le parole del presidente Mattarella nel messaggio di fine anno: se non collaboriamo tutti a cambiare verso, raccogliendo la coscienza civile che ancora ci resta, prepariamoci a essere soffocati dalla nostra ignavia.