E’ ancora in attesa di sapere quello che le accadrà, Daria Franchi, pratese di 37 anni che venerdì 24 gennaio è stata fermata all’aeroporto di Tel Aviv con 10 chili di ketamina in valigia. Le autorità israeliane non hanno per ora convalidato il fermo della donna che è rinchiusa da oltre una settimana in un carcere femminile a 30 km da Tel Aviv. L’ambasciata italiana in Israele sta seguendo l’evolversi della situazione tenendo costantemente informata la Farnesina. Daria Franchi è seguita da un avvocato di ufficio israeliano. Il termine ultimo per la convalida dell’arresto è oggi.
Daria Franchi sarebbe partita dall’Italia il 18 gennaio. Avrebbe informato la famiglia – la madre e il fratello vivono a Prato mentre il padre risulta residente in Puglia – di partire per un viaggio di piacere. Prima di arrivare a Tel Aviv sarebbe passata da Barcellona e Amsterdam dove potrebbe essersi incontrata con qualcuno. Poi il 24 gennaio la tappa a Tel Aviv dove si sono perse le sue tracce. La madre, non avendo più avuto notizie, ha sporto denuncia di scomparsa in Questura. Solo qualche giorno dopo è stata informata di quello che era accaduto. Quando Daria è atterrata a Tel Aviv era sola. Allo scalo è stata fermata per un controllo dalla polizia israeliana che ha trovato nella sua valigia il grosso quantitativo di droga. Non è ancora chiaro come la donna abbia giustificato la presenza della sostanza. La polizia l’ha messa in stato di fermo con la pesante accusa di traffico internazionale di stupefacenti e portata in carcere. La notizia circola da qualche giorno a Prato dove molti conoscono Daria e la sua famiglia. La donna ha un passato da modella e di ballerina in locali fiorentini. Da una quindicina di anni, sembra, si facesse vedere poco a Prato, anche se risulta ancora residente con la madre. Da allora i suoi interessi e la sua vita si sono spostati quasi completamente a Firenze. Anche ieri la famiglia ha preferito non rilasciare dichiarazioni limitandosi a dire che si tratta di una "questione delicata".
Laura Natoli