"Sì, sono stato io a colpire Jorge Castillo, ma non volevo. Si è sbilanciato, è inciampato, ed è finito addosso al coltello che tenevo perché volevo difendere mia madre da lui...Ammetto che avevo bevuto. Ma come gli altri: 25 birre in quattro tra me, mia madre, mia sorella e Jorge. Dopo sono uscito dalla casa, sì, ma sono anche rientrato. Vi ripeto che non volevo ucciderlo...".
Josè Manuel Parco Eguizabal, il 21enne peruviano in stato di fermo dalle 7 di martedì per l’omicidio del patrigno, avvenuto intorno alle 19 di lunedì nella casa di via dell’Olmatello 10 dove vivevano insieme, ha confessato la sua partecipazione in prima persona, diretta, all’omicidio e con ciò cambiando la versione resa a caldo, come ’persona informata dei fatti’ nel lungo interrogatorio in Questura, notte tra lunedì e martedì.
La confessione durante l’interrogatorio di garanzia di ieri mattina. Lui in quarantena a Sollicciano, affiancato dal difensore, avvocatessa Elisa Baldocci; il pm Antonino Nastasi e il giudice Antonio Angelo Pezzuti collegati col carcere da remoto secondo procedure anti Covid. In un’ora e quaranta di domande e risposte Josè Manuel ha spiegato di non aver colpito Jorge intenzionalmente, ma in pratica di essersi trovato addosso il patrigno. Secondo la sua versione Jorge, a sua volta su di giri per le grandi bevute di birra, si sarebbe avvicinato più o meno minacciosamente a Josè – anziché allontanarsene – con ciò in qualche modo ’favorendo’ il micidiale fendente. Però la ferita alla spalla a causa della quale Borja è morto dissanguato ha provocato uno squarcio di tre centimetri di larghezza e ben otto in profondità come confermato in sede autoptica dal medico legale Susanna Gamba. Difficile far ’conciliare’ un simile danno con la dinamica descritta dal ragazzo.
A maggior ragione dopo questa parziale confessione, il pm ha chiesto al giudice di emettere ordinanza di custodia cautelare custodia in carcere per l’indagato considerato peraltro – cricostanza già evidenziata al momento del fermo disposto dal pm – "che ricorre pericolo di fuga in quanto è plausibile che, se lasciato in libertà, il ragazzo potrebbe allontanarsi in quanto clandestino". Josè aveva un permesso di soggiorno a breve termine, un mese pare, scaduto il quale avrebbe dovuto fare ritorno in Perù, a Lima, dove vive con il padre. Il delitto di via dell’Olmatello è sostanzialmente risolto, ma le indagini proseguono rivolte ad accertare eventuali altre responsabilità. Dopo sarà materia di confronto processuale tra le diverse ’sfumature’, i distinguo.
giovanni spano