
Presidio per i lavoratori licenziati
di Barbara Berti
"Lavoravo in questa azienda da tre anni, con turni di lavoro di 17-18 ore al giorno, anche senza mangiare. Ho chiesto al capo un giorno di riposo e lui, con un messaggio sul telefonino, mi ha detto che qui non c’era più lavoro per me. Così ho chiamato il sindacato: io voglio lavorare otto ore per cinque giorni la settimana". E’ la testimonianza di Habib, uno dei cinque operai pachistani licenziati con un messaggio WhatsApp, dopo aver chiesto di non lavorare il giorno di Pasquetta. Ieri mattina, in via Carcerina, sul confine fra Campi e Poggio a Caiano, si è tenuto un presidio per protestare contro lo sfruttamento di chi non ha diritti. Un picchetto, organizzato da SiCobas davanti al pronto moda dove i cinque lavoravano per un imprenditore di nazionalità cinese che al momento pare essere tornato in Cina.
"Sciopero, sciopero", hanno gridato i lavoratori supportati da una nutrita rappresentanza di operai ex Gkn e da tanti colleghi di altre ditte del distretto tessile. "Tutte aziende della zona del Macrolotto dove situazioni come questa si sono già verificate e dove gli operai si sono ‘ribellati’ rivolgendosi al sindacato: tramite scioperi e vertenze in molti casi i lavoratori sono usciti dalla condizione di semi schiavitù che è, ancora oggi, la norma nel distretto tessile-abbigliamento" dice Luca Toscano, coordinatore SiCobas Firenze e Prato, che si è già rivolto all’ispettorato del lavoro per segnalare il caso di via Carcerina.
"I titolari della ditta – prosegue – hanno diffuso su WeChat un video con i volti dei lavoratori che invitano altri imprenditori cinesi a non assumerli in altre fabbriche", dice il sindacalista, ricordando che "le attuali politiche di contrasto allo sfruttamento e al lavoro in nero non bastano".
Il sindaco Emiliano Fossi, al presidio con fascia tricolore, si è subito schierato dalla parte dei licenziati: "Lo sfruttamento e l’illegalità sono una vergogna cui tutta la nostra comunità deve dire no, un fenomeno che dobbiamo denunciare e far emergere ovunque". Il capogruppo di Fi, Paolo Gandola, con una nota chiede "di attivare tutti gli strumenti possibili per sostenere l’impugnazione dei licenziamenti" e "di attivare il tavolo di crisi della Metrocitta".