GABRIELE CANÈ
Cronaca
Editoriale

Licei o tecnici. La scuola crei lavoratori

Firenze, 17 maggio 2024 – All’inizio degli anni 2000, quando fu varata una riforma delle scuole superiori, si discusse anche del loro nome. Per gli istituti professionali, ad esempio, si parlò anche di trasformarli in "Licei tecnologici" suddivisi in vari indirizzi. Non Istituti, insomma, ma Licei, come il Classico, lo Scientifico. Cosa cambiava? In sostanza non granché, ma nella forma sarebbe stata un rivoluzione culturale. Che infatti non c’è stata.

La rivoluzione che avrebbe sdoganato queste scuole da una sorta di Serie B dell’istruzione italiana, il torneo a cui partecipano quelli "inadeguati" per i più impegnativi licei; quelli che dopo la maturità potevano/dovevano andare a lavorare. Quelli che oggi le aziende fiorentine e toscane non trovano, 14mila posti di lavoro in cerca d’autore in tutta la regione. Da paura. Perché l’orientamento al lavoro non funziona bene nel nostro Paese, e perché, come ha spiegato il Presidente della Camera di Commercio Leonardo Bassilichi, "le famiglie e gli stessi ragazzi pensano che se si sceglie di studiare in un Its anziché in un liceo, si diventa...quello che non ce l’ha fatta...". Intendiamoci. Non è solo questione di etichette . Ovvio. Ma anche definizioni diverse, socialmente più accattivanti, potrebbero servire a convogliare i giovani verso studi che garantiscono a loro un impiego e al sistema Italia gli occupati necessari alla sua esistenza. Dunque, è vero che il comparto della moda è in difficoltà, ma è altrettanto documentato come le aziende non trovino operai specializzati nel settore tessile e dell’abbigliamento. Più in generale diciamo che i cartelli affissi in tanti esercizi o attività artigianali, con i "cercasi anche senza esperienza", confermano che pure l’occupazione non specializzata c’è. A basso salario, spesso precaria, per carità. Meglio del nulla, comunque. Più gratificante dei sussidi. E con il suo vecchio, dignitosissimo nome: lavoro.