LISA CIARDI
Cronaca

Licenziamenti alla Bally, il tavolo. Si aprono spiragli per 55 lavoratori

Filcams Cgil e Uiltuc chiedono gli ammortizzatori. Prossimo incontro a gennaio e procedura congelata

Dopo il tavolo di confronto tra azienda e sindacati sembrano essersi aperti degli spiragli per i 55 lavoratori a rischio licenziamento

Dopo il tavolo di confronto tra azienda e sindacati sembrano essersi aperti degli spiragli per i 55 lavoratori a rischio licenziamento

Qualche spiraglio per il futuro di Bally Studio, a Lastra a Signa. Si è svolto infatti venerdì il tavolo tecnico di confronto tra la società Bally e Filcams Cgil e Uiltucs Toscana, per individuare possibili ammortizzatori sociali, con l’obiettivo di evitare il licenziamento dei 55 dipendenti che lavorano nello stabilimento lastrigiano.

Proprio al tavolo Uiltucs Toscana e Filcams hanno cominciato a ipotizzare, insieme ai rappresentanti della società e alle figure istituzionali presenti, alcune soluzioni per permettere la salvaguardia dei posti di lavoro e del sito aziendale.

"Il confronto proseguirà ai primi di gennaio – si legge in una nota - essendosi l’azienda impegnata a non aprire alcuna procedura di licenziamento collettivo. La posizione di Filcams e Uiltucs Toscana non cambia e continua perciò a essere indirizzata da un lato a evitare i licenziamenti collettivi e dall’altro a salvaguardare il sito produttivo di Lastra a Signa".

Le prime avvisaglie di crisi del brand elvetico risalgono ai mesi scorsi e hanno portato, ad agosto, all’acquisizione da parte di Regent LP, un fondo d’investimento californiano.

Poi, le voci di crescenti difficoltà e, all’inizio di dicembre, la notizia dell’intenzione della società di chiudere lo stabilimento lastrigiano e di licenziare in tronco i dipendenti, senza neppure attivare gli ammortizzatori sociali.

Ne è nata una trattativa che, grazie all’azione dei sindacati e della Regione, ha permesso se non altro l’apertura di un tavolo e l’avvio di un dialogo.

"Si tratta di piccoli passi – ha detto Yuri Vigiani di Filcams Cgil – ma siamo soddisfatti si aver ottenuto, se non altro, cinque mesi di stipendio pieno per lavoratori e lavoratrici. Le prime voci erano state infatti di una chiusura già a novembre. Adesso ci siamo aggiornati a gennaio e avremo poi davanti altri 75 giorni per il completamento delle eventuali procedure che l’azienda vorrà mettere in atto. Da parte nostra continueremo però a lavorare per scongiurare la chiusura".

"Purtroppo al momento l’azienda continua ad avere come obiettivo finale la chiusura dello stabilimento di Lastra a Signa – ha spiegato Giuseppe Franzone, responsabile Scandicci, Signa e Lastra a Signa di Uiltucs –. Non c’è un piano industriale ed è quindi difficile intavolare una trattativa, ma stiamo abbiamo comunque ottenuto, da parte dall’azienda, l’apertura a nuovi possibili sbocchi e per incentivare i lavoratori che vorranno uscire".

La situazione della Bally si inserisce nella quadro più generale della crisi della pelletteria. Una situazione estremamente preoccupante che sta mettendo in crisi numerose aziende nate e cresciute in questi anni soprattutto fra Scandicci e Lastra a Signa, ma anche in altre zone dell’hinterland fiorentino.

La Bally è stata il primo brand (e si spera anche l’ultimo) ad annunciare l’intenzione di lasciare del tutto il territorio, mantenendo invece le sedi in Svizzera e a Milano.