STEFANO BROGIONI
Cronaca

Denunciato e licenziato: ora assolto, ma disoccupato

L’odissea di un dipendente della Baxter accusato di sabotaggio

Lo stabilimento Baxter di Sesto

Firenze, 9 dicembre 2015 - Licenziato in tronco e denunciato, con l’accusa di aver sabotato l’azienda in cui lavorava da 25 anni. Adesso, il tribunale lo ha assolto, ma resta tuttavia senza lavoro Endrio Ramalli, 46 anni, di Campi Bisenzio, ex dipendente della farmaceutica Baxter di Sesto Fiorentino. Ramalli era finito a processo perché ritenuto il responsabile dello scambio di una sacca di un prodotto dalla cella frigorifera: lo scambio, potenzialmente pericolosissimo se il lotto fosse finito al paziente sbagliato, non ebbe comunque effetto perché intercettato in un successivo controllo. «Il mio assistito è sollevato nell’aver constatato che finalmente il tribunale lo ha riconosciuto estraneo rispetto alle accuse che gli erano state rivolte e che avevano portato al suo licenziamento dopo quasi 25 anni di lavoro per la Baxter – dice il suo difensore, l’avvocato Francesco Stefani –. Rimane comunque amareggiato per il fatto di trovarsi disoccupato da quasi due anni e mezzo pur non avendo commesso alcun reato come da lui sempre sostenuto con forza».

«A questo punto – prosegue Stefani – sarà mia cura chiedere i danni all’azienda per l’ingiusto licenziamento e per le accuse rivelatesi pienamente infondate sul conto del signor Ramalli. Del resto la difesa già nel corso delle indagini preliminari aveva raccolto e prodotto numerosi verbali di dichiarazioni dei colleghi di lavoro del mio assistito che avrebbero dovuto portare il pm a richiedere al gip decreto di archiviazione stante la manifesta assenza di elementi probatori a carico del mio assistito». Invece Ramalli è finito a processo, ma alla fine del dibattimento, il giudice Agnese De Girolamo ha sentenziato «che non si sia raggiunta, aldilà di ogni ragionevole dubbio, la prova del fatto che sia stato lui a scambiare di posto le sacche per la nutrizione parentale, collocando una sacca di un certo lotto tra quelle appartenenti ad un altro lotto, il tutto in una fase precedente alla sperlatura (un ulteriore controllo del prodotto, ndr) delle sacche».

Le telecamere poste a protezione della cella frigorifera – di cui tutto il personale, Ramalli compreso, era a conoscenza dell’esistenza – ripresero il Ramalli, addetto al reparto farmacia, entrare nel locale senza accendere la luce, sollevare i coperchi di due casse pallet che contenevano i lotti in questione, infilarci un braccio ed armeggiare. Dopodiché, riposiziona il coperchio della cassa e sposta una delle due casse in cui aveva armeggiato più lontana dalla porta. «Dalle immagini video registrate – conclude il giudice – non si vede il Ramalli, che porge le spalle alla telecamera, sollevare una sacca, estrarla da un carrello e posizionarla in un’altra, condotta dallo stesso sempre negata». Ramalli non era un addetto alla cella, ma ha sempre giustificato il suo ingresso per la ricerca di un carrello necessario per il suo lavoro in farmacia.