Emanuele Baldi
Cronaca

"La Segre? Si fa pubblicità". Bufera sulla prof

Frasi choc contro la senatrice sopravvissuta all’Olocausto in una classe della scuola Mazzanti. "Non fatevi prendere in giro da lei"

Liliana Segre, 90 anni, senatrice a vita, al Parlamento Europeo insieme a Sassoli

Firenze, 31 gennaio 2020 - «Liliana Segre non la sopporto. E anche voi, ragazzi, non vi fate fregare da questi personaggi che cercano solo pubblicità". Scuola Mazzanti, via Augusto Novelli, Coverciano, lunedì, giorno della Memoria. I ragazzini di seconda media strabuzzano gli occhi, provano a dire qualcosa ma la prof – che sta facendo l’ennesima divagazione dalla sua materia d’insegnamento dopo aver fatto ’irruzione’ in classe durante la lezione di storia di una collega – è un fiume in piena e non ammette repliche.

Ce l’ha con la signora Segre, 90 anni, superstite dell’Olocausto e attiva testimone della Shoah italiana da qualche tempo costretta a muoversi con la scorta a causa delle quotidiane minacce gonfie d’odio che le piovono addosso, specialmente via social. "Anche mio nonno è stato in un campo di concentramento – avrebbe proseguito la docente stando alle testimonianze dei ragazzi – ma non è certo andato in giro a dirlo a tutti". Dulcis in fundo, si fa per dire, l’ammonimento della prof che sa pure di velata minaccia: "E ora non andate a casa a dire ai vostri genitori che sono nazista e antisemita...".

E invece i ragazzini della Mazzanti, più o meno tutti dodicenni, dai genitori dopo la ’lezione’ ci vanno eccome. E raccontano tutto. "Erano sconcertati. – confessa una mamma – Perché è vero che sono molto giovani ma non sono affatto sprovveduti e sanno bene cos’è stato l’Olocausto e quante morti assurde ha provocato". "Non è possibile – aggiunge ancora – che questa persona, tra l’altro non nuova a certe esternazioni, tiri fuori certe opinioni a scuola. Tra l’altro a quanto pare sembra che abbia anche tessuto le lodi a Mussolini". Una ’sparata’ allucinante, del tutto fuori contesto e che oltretutto è arrivata nella settimana della Giornata della Memoria, in cui ancora una volta si è compreso quanto ancora sia importante testimoniare alle nuove generazioni gli orrori del nazismo.

La faccenda non si è chiusa tuttavia con l’indignazione di ragazzi e genitori. Questi ultimi infatti, attraverso una chat di WhatsApp utilizzata per raccordarsi sugli impegni scolastici dei figli, hanno deciso di protestare con la dirigenza dell’istituto. Risultato: la prof, con le spalle al muro, si è vista costretta a tornare in classe e chiedere scusa. Ma le parole pronunciate qualche ora prima restano.

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