ERIKA PONTINI
Cronaca
Editoriale

L’imbuto d’Italia, basta poco per andare in tilt

Il primo fu il sindaco Mario Primicerio, era il 1995, e iniziò a ragionare - e a dividere - sulla necessità di un sottoattraversamento per i treni a Firenze. Come poi accaduto ad esempio a Bologna, ma non solo. Da allora in poi (i lavori sono ripresi un anno fa), la politica con le sue giravolte, la magistratura, il sempreverde partito del no, e una certa dose di cialtronaggine, hanno fatto a gara a ritardare un’opera che anche ieri ci avrebbe risparmiato lo spettacolo indecoroso di un’Italia dei trasporti messa sotto scacco da due irresponsabili che si sono messi a camminare sui binari come fossero nel giardino di casa. 

E così Santa Maria Novella ha vissuto un’altra giornata di delirio con ritardi fino a 90 minuti: i soliti turisti disperati e l’atrio della stazione disegnata da Giovanni Michelucci trasformato in una casbah con passeggeri stanchi e sudati seduti a terra o appoggiati ai trolley. Perché Firenze una sala d’attesa non ce l’ha. I problemi di sicurezza prima, la scelta di mettere comodi i viaggiatori dell’upper class poi, hanno abolito quel luogo dal sapore retrò che però sarebbe utile. Visto che di situazione difficili Santa Maria Novella è costretta a viverne a scadenze costanti. Venerdì i disagi sono stati anche maggiori. In quel caso un problema tecnico a Rovezzano ha provocato il collasso della linea con ritardi di tre ore.

Con il risultato che c’è chi ha saltato l’esame per la laurea, chi un appuntamento di lavoro, chi una vacanza o la coincidenza per prendere un aereo e chi addirittura non è riuscito a trasportare materiale sanitario di fondamentale importanza. E questo non è avvenuto a causa del crash informatico che ha mandato il mondo in tilt, ma per un problema banale. Non è certo la prima volta che accade, anche un anno fa un incidente non particolarmente grave, sempre a Rovezzano, paralizzò la linea e spaccò l’Italia in due. Il buco nero del trasporto italiano passa a Firenze: sono due miseri chilometri di rotaia tra Rifredi e Castello dove ‘incrociano’ treni merci, Alta velocità e treni regionali.

Un imbuto: basta un granello di sabbia a bloccare l’ingranaggio. La domanda dopo 48 ore di disservizi: ma se il tunnel fosse stato pronto, come avrebbe dovuto di questi tempi? I ragazzi sui binari non avrebbero provocato il disastro, e nemmeno il guasto tecnico. Nel 2028, quando si spera tutto sarà pronto, i viaggiatori dell’Alta velocità Santa Maria Novella quasi non la vedranno, andranno direttamente alla Foster. I treni rapidi non si incroceranno con i locali, che aumenteranno da 400 e rotti a più di 600, e per i turisti ci sarà un trenino veloce per coprirà quel chilometro scarso che divide la stazione alle porte del centro storico con la nuova Belfiore. La talpa intanto scava a ritmo serrato e fino ad ora non ha trovato grandi intoppi. Quelli sembrano destinati a chi vive nel mondo di sopra che, stavolta, si è rivelato peggiore di quello di sotto.