FIRENZESi è avvalso della facoltà di non rispondere, ieri, e resta in carcere Antonio Recati, l’antagonista anarchico fermato nei giorni scorsi per l’attacco incendiario ai danni della caserma dei carabinieri di Borgo San Lorenzo.
Il giudice, Angela Fantechi, non ha però convalidato il provvedimento di fermo in quanto non ha ritenuto sussistere l’aggravante contestata della finalità terroristica. Tuttavia, il giudice, riconoscendo l’esistenza di indizi gravissimi, precisi e concordanti rispetto al riconoscimento di Recati quale autore del posizionamento dell’ordigno artigianale confezionato con una bottiglia di plastica piena di benzina, una felpa e una busta in tela, ha optato per la conferma della misura cautelare in carcere.
Agli atti del provvedimento, ci sono le immagini dell’auto intestata alla madre dell’indagato che varca, in orari prossimi all’incendio, la zona a traffico limitato del capoluogo mugellano. Alla guida di quel mezzo, secondo gli inquirenti, ci poteva essere soltanto il 30enne. Nonostante egli non fosse “libero“.
Il giallo del braccialetto. Nella notte dell’attacco alla caserma di Borgo, Recati si trovava agli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. Eppure, hanno ricostruito le indagini, il dispositivo non avrebbe funzionato mentre il 30enne, prima delle due della notte tra il 12 e 13 gennaio scorsi, a bordo dell’auto della mamma si sarebbe recato prima a un distributore di Barberino del Mugello (gestito dalla sua famiglia) a riempire con 9,95 euro di benzina alcune bottiglie di plastica che avrebbe poi utilizzato per appiccare il fuoco al portone della caserma.
Il malfunzionamento del braccialetto, secondo la ricostruzione della procura, sarebbe da addebitare ai molteplici tentativi di sabotaggio che l’indagato - già condannato in primo grado per sabotaggi ai quadri elettrici dell’alta velocità ferroviaria - avrebbe messo in atto. Da luglio ad oggi, hanno ricostruito i carabinieri, il dispositivo applicato a Recati avrebbe necessitato di ben 69 interventi di manutenzione e gli è stato sostituito cinque volte, l’ultima il 2 gennaio. Poche ore prima del rogo al portone della caserma, i militari dell’Arma sono andati a verificare perché fosse scattato l’allarme nonostante il 30enne si trovasse a casa. Il giorno successivo all’attacco alla caserma, il braccialetto presentava una rottura, saldata con della colla.
I danni alla caserma. La busta gialla depositata all’ingresso della caserma di Borgo San Lorenzo ha carbonizzato il portone di legno di un edificio che beneficia di interesse artistico in quanto ospita opere di Galileo Chini, pittore del primo Novecento, che si sono annerite. Le fiamme hanno fatto esplodere il video citofono, il campanello si è sciolto per il calore e le mura della facciata, l’ovale con lo stemma della Repubblica Italiana, si sono anch’esse annerite per via del fumo. Tre carabinieri (il piantone ed altri due militari che stavano dormendo in caserma) sono rimasti leggermente intossicati durante le operazioni di spegnimento delle fiamme: il fumo, infatti, si era già propagato all’interno dei locali e al piano superiore.
ste.bro.