L’inchiesta per riciclaggio. Bigi, mezza vittoria al Riesame. Restituiti i soldi ma non le Ferrari

Il tribunale dissequestra 255mila euro bloccati per il reato di appropriazione indebita: manca la querela Ma acquistando bolidi e diamanti avrebbe cercato di nascondere l’origine del denaro.

L’inchiesta per riciclaggio. Bigi, mezza vittoria al Riesame. Restituiti i soldi ma non le Ferrari

La Ferrari sequestrata all’imprenditore Alessandro Bigi

FIRENZE

Dissequestrati i soldi in contanti, non le Ferrari e i diamanti, acquistate per mascherare l’origine del suo "fiume di denaro". Si può riassumere così l’ordinanza del tribunale del Riesame, che si è pronunciato sul ricorso presentato dai legali dell’imprenditore Alessandro Bigi, ritenuto il perno di un’associazione per delinquere che avrebbe riciclato in ristoranti del centro storico il “nero“ di altre attività analoghe, fino a costruire un impero. I giudici (Elisabetta Improta, Erminia Bagnoli e Alessandro Moneti), hanno accolto l’istanza degli avvocati Federico Scavetta e Matteo Corri riguardo al sequestro della somma di 255mila euro, denaro che è stato trovato nell’abitazione dell’imprenditore quando, il 27 maggio scorso, la guardia di finanza lo ha perquisito.

Il sequestro era scattato in relazione all’ipotesi di appropriazione indebita, ma come esposto dalla difesa Bigi, manca il presupposto della querela necessaria per questa ipotesi di reato. Anche se, come ha evidenziato il Riesame, si tratta di un caso davvero particolare, visto che, nel caso in oggetto, la querela avrebbe dovuto presentarla lo stesso rappresentante legale, cioè l’indagato. "E’ invero impensabile - argomentano i giudici - che la persona offesa, individuabile nella persona giuridica della quale il ricorrente Bigi o un coindagato sono stati legali rappresentanti, possa aver presentato querela, e sarebbe curioso che il legale rappresentante stesso si autodenunciasse. Il problema è concreto - prosegue il Riesame - perché rischia di rimanere impunito il reato di appropriazione indebita commesso dal legale rappresentante ai danni della società", ma al tempo stesso, "non può il giudice operare un’interpretazione che muti una fattispecie perseguibile a querela rendendola perseguibile d’ufficio, pur in un caso particolare come questo".

Alla “vittoria“ degli avvocati di Bigi, fa da contraltare la conferma del sequestro di altri beni extralusso sequestrati al re dei ristoratori, e presidente dell’Ischia calcio. A Bigi sono stati trovati, in una cassetta di sicurezza in banca, diversi preziosi tra cui un gioiello con diamante da 6,13 carati del valore di 319mila euro. Sequestrate anche le due Ferrari: il Riesame ha avvolarato la tesi del pm Christine Von Borries secondo cui vi è "l’evidente probabilità che tali ricchesse, altre a protrarre le conseguenze del reato ed a consentire di operare nuovi acquisti di locali coi quali perpetrare il disegno criminoso, risultino fa cilemente disperdibili".

"L’aver trasformato - sottolineano i giudici - parte del fiume di denaro proveniente dall’appropriazione indebita ed in gioielli di elevatissimo pregio significa aver compiuto atti diretti ad ostacolare l’identificazione dell’origine delittuosa di tali ricchezze".

stefano brogioni