di Pier Francesco Nesti
È stato, quello di ieri, il giorno della rabbia e del dolore per la Leonardo di Campi Bisenzio. Ma anche della protesta e delle accuse. Tutta l’azienda, infatti, all’interno della quale lavorano circa mille persone, ha voluto manifestare nell’ora di presidio e sciopero indetta dai sindacati sul luogo dove martedì sera è morta Susanna Celentano (63 anni), investita da un Tir che stava facendo retromarcia mentre lei stava aspettando l’autobus alla fermata per tornare a casa sua a Firenze. Nel frattempo, è stata aperta un’inchiesta per omicidio stradale: la procura di Firenze ha disposto il provvedimento e la persona indagata è un camionista di 39 anni, di Messina. L’uomo è stato sottoposto ad alcol test e all’esame tossicologico ed è risultato negativo.
Storica dipendente, addetta ai sistemi informatici, la morte di Susanna "ha lasciato un grande vuoto, era solo una povera donna che era uscita dal lavoro", ha urlato una collega prendendosela anche con un automobilista che stava percorrendo via Einstein evidentemente spazientito dalla protesta dei lavoratori. Nell’ora di presidio, infatti, i dipendenti della Leonardo, chi con il badge al collo, chi con la maglia con la scritta Leonardo, guidati dallo striscione della Rsu, hanno più volte attraversato la strada in segno di protesta, costringendo chi passava di lì, dalle 11.30 alle 12.30, a fare marcia indietro o a fermarsi, come due camionisti applauditi a lungo dal momento che il loro gesto ha di fatto creato un "tappo" in direzione di Sesto Fiorentino bloccando tutto il traffico. Con i carabinieri che in alcuni momenti hanno contenuto a stento le lamentele, per usare un eufemismo, di chi non poteva – o non "voleva" – capire il perché di tutta quella gente in strada. Protesta e rabbia montate in questi anni e che avevano già avuto un loro culmine nel febbraio del 2021 quando, come ha spiegato Angela Torchi, della Fiom Cgil, "avevamo già alzato la voce per il completo abbandono di quest’area e, in modo particolare, per questo tratto di strada".
Dove, ce ne siamo resi conto anche noi arrivando alla Leonardo, il passaggio di mezzi pesanti è continuo: "Anche in precedenza avevamo protestato con l’amministrazione comunale per mettere in sicurezza la zona: la fermata dell’autobus, per esempio, si trova di fronte alla strada interna che conduce allo stabilimento, ma bisogna attraversare via Einstein, sempre molto trafficata e piena di insidie. In tutto questo tempo non è mai stato fatto niente".
A rendere ancora più assurda la morte di Susanna altri due particolari, come racconta la stessa Torchi insieme a un altro collega, Alessandro: "Tempo fa aveva avuto un incidente in motorino e da allora, per il timore che potesse capitare di nuovo, aveva deciso di raggiungere il posto di lavoro con i mezzi pubblici".
Ma non solo, perché come ha spiegato l’assessore al sociale Lorenzo Ballerini (presente insieme agli assessori Petti e Matteini), "due giorni prima dell’alluvione ci eravamo incontrati con la Rsu per fissare un incontro e affrontare in modo serio la questione". Dettagli agghiaccianti, contro i quali niente possono fare il mazzo di fiori appeso alla fermata dell’autobus dai colleghi o le urla di rabbia di chi non vuole arrendersi di fronte a una tragedia del genere: "Non può, non deve finire così, dobbiamo solo sperare che la morte di Susanna contribuisca a risolvere la situazione".