
Agostino Burberi e Sandra Gesualdi ricordano il 20 giugno 2017: giorno storico per i ’figli’ di don Lorenzo "In vita non ebbe mai la soddisfazione di ricevere la visita di Florit. Ma Francesco cambiò tutto".
di Sandra Nistri
Papa Francesco, da solo e ripreso di spalle, che prega sulla tomba del ‘priore’ don Lorenzo Milani nel piccolissimo cimitero di Barbiana. Tra le immagini più iconiche del pontificato di Jorge Mario Bergoglio rimarrà sicuramente indelebile questo scatto: un incontro fra due ‘anime’ simili che si sarebbero sicuramente riconosciute. Era il 20 giugno del 2017, data impossibile da dimenticare in chi ha avuto la fortuna di viverla: "Quel giorno – racconta infatti Agostino Burberi – ci era sembrato di toccare il cielo con un dito con l’arrivo del Papa perché la Chiesa aveva fatto tanto soffrire il nostro priore, lui avrebbe voluto che il cardinale , Florit venisse a trovarlo a Barbiana, parlasse ai suoi ragazzi e ai suoi fedeli per dire che comunque don Milani era un prete dell’Arcidiocesi fiorentina. Questa soddisfazione non l’ha mai avuta in vita. Quando però a Barbiana è arrivato Papa Francesco c’è stata la completa riabilitazione. Dopo essere stato a pregare sulla tomba e dopo avere lasciato scritto sul registro della cappelletta ‘Grazie Signore di averci dato un prete come questo’ nel suo intervento Papa Francesco aveva detto, rivolgendosi a don Milani, che se non era arrivato il Cardinale era venuto il Vescovo di Roma per dirgli che lui, non solo era al centro della chiesa fiorentina, ma della Chiesa mondiale.
"Ai preti presenti, fra i quali c’era don Silvano Nistri che era amico di don Milani e che noi abbiamo sempre considerato come nostro punto di riferimento anche per la formazione, disse mi raccomando non pensate ai soldi e alla carriera ma prendete insegnamento da don Milani e schieratevi come lui".
La visita a Barbiana del Pontefice è stata restituita, in Vaticano, dai ‘ragazzi di Barbiana’, l’ultima volta, il 22 gennaio dell’anno, con il Comitato Nazionale per il Centenario della nascita del Priore di Barbiana: "In quell’occasione – prosegue ancora Burberi – ci ha abbracciati tutti e ha definito don Lorenzo un prete inquieto ed inquietante, fedele al Signore e alla Chiesa e che ci aveva lasciato una grande eredità. Stiamo pensando a possibili iniziative per ricordare Papa Francesco, quel che dobbiamo fare però è soprattutto portare avanti i suoi insegnamenti, per la pace, per gli ultimi e augurarci che il suo successore possa proseguire sulla sua strada". La minuscola Barbiana, dunque, come metafora della Chiesa più autentica opposta a quella del potere e dell’apparenza: "L’ultima volta che ho visto Barbiana davvero immersa nella grazia e nella luce – dice Sandra Gesualdi vicepresidente della Fondazione don Milani e figlia di Michele, uno dei primi ragazzi di don Milani – è stata quel 20 giugno del 2017. Papa Francesco salì in punta di piedi a Barbiana per chiedere scusa e per dire che la Chiesa era proprio quella roba piccola piccola. La grandezza di questo Papa è stata quella di riconoscere l’altro ma nei suoi dettagli umani, nelle sue piccolezze. Quando incontrò mio babbo, che stava molto male, voleva incontrare proprio lui, la sua sofferenza che conosceva. Per ogni ragazzo di Barbiana che vide ebbe una parola diversa".
Il cammino per la riabilitazione del priore da parte di Papa Francesco era iniziato però prima: "Ricordiamoci – prosegue Sandra Gesualdi – che Don Milani era morto reo sia per lo Stato che per la Chiesa. Papa Francesco aveva già tolto l’inammissibilità della lettura di Esperienze pastorali nel 2014, salendo tre anni dopo a Barbiana disse chiaramente che quel sacerdote non era più pietra d’inciampo ma un prete che doveva fare da guida a questa chiesa. Papa Francesco era la pietra di volta che teneva in equilibrio questo mondo, la sua è una perdita enorme per il mondo intero".