ERIKA
Cronaca

L’indifferenza non soffochi Firenze

Erika

Pontini

Eppure se il treno ritarda e perdi due coincidenze, se dimentichi un oggetto nei vagoni o vorresti manifestare l’ amaro stupore dopo aver speso 250 euro per l’auto tre giorni al Multipiano - che a saperlo prendevi le multe e risparmiavi - non hai manco un signor nessuno ad ascoltarti. Non c’è niente di straordinario nella denuncia di questo ragazzo, verrebbe da dire. Eppure a suo modo è un racconto che muove le coscienze. Lo sappiamo tutti: le stazioni sono la faccia sporca delle città. O, almeno lo erano prima che le rivoluzioni su ferro regalassero agli hub un posto al sole nei trasporti. Ci arrivano spacciatori, venditori abusivi e clandestini, ma ci transitano anche turisti, pendolari e uomini d’affari. Questi ultimi passano inosservati ma sono la maggioranza degli utenti. Guai a dimenticarsene. Intorno ai binari spesso proliferano situazioni di degrado urbano. Non dovunque, però. E a Firenze non dovrebbe essere così. E’ la quarta città italiana con un traffico ferroviario di 59 milioni l’anno di passeggeri. E, soprattutto, è Firenze, scusate se è poco. La stazione è una delle porte di accesso alla città, il suo vero biglietto da visita. Ecco, bene ha fatto lo studente a rivelare il suo ‘no’ a Santa Maria Novella. Noi ci siamo andati, abbiamo visto, fotografato un mezzo deserto dove per stare a sedere devi recarti nel bar, se è chiuso puoi solo bivaccare in terra, e che il progetto negozi è rimasto una chimera. C’è una cosa che uccide le città, le città d’arte come Firenze, più della sciatteria, peggio del malgoverno. E’ l’indifferenza.

Il ‘tanto si sa, è sempre stato così’, una scrollatina di spalle per rientrare nel comodo mondo degli assuefatti. Lo diceva Giovanni Falcone. ‘Che le cose siano così non significa che debbano andare sempre così’. Vale per tutto, non solo per la giustizia. Vale per noi, per Voi, per le istituzioni. Non c’è niente di peggio che girarsi dall’altra parte, lavarsene le mani. Far sì che l’indifferenza diventi ‘il peso morto della storia’. Occorrono sentinelle, ‘cittadini partigiani’ in difesa della propria strada, del proprio borgo, del proprio quartiere. Serve continuare a indignarsi. Dinanzi al turismo cafone, alle file degli immigrati sotto al sole per un permesso, al caro-vita, a una sentenza che arriva troppo tardi, anche per chi si trova nella canicola di un tribunale. Ma serve farlo con serietà. La critica non tracimi in polemica sterie. Se una cosa va così, potrebbe andare meglio. Noi siamo pronti a sporcarci le mani, come abbiamo sempre fatto. A non voltarci mai dall’altra parte.

Io, noi, La Nazione, siamo qui anche per questo.