L’inferno nelle carceri. Insorge anche Solliccianino: "Per noi neanche la Messa"

Lettera al Garante dei detenuti del Gozzini: "Sovraffollamento al duecento per cento". Nonostante una sezione chiusa, sono arrivati otto nuovi. "Manca anche il conforto religioso" .

L’inferno nelle carceri. Insorge anche Solliccianino: "Per noi neanche la Messa"

Il carcere di Sollicciano nei giorni della rivolta del mese scorso

di Stefano Brogioni

FIRENZE

Ottanta detenuti anziché cinquanta, in quattro sezioni invece che in cinque, perché una è chiusa in quanto inagibile. Non possono neanche pregare affinché la situazione migliori perché "da innumerevoli mesi non viene celebrata la Santa Messa in carcere". “Scoppia“ anche l’istituto Gozzini, struttura “soft“ accanto a Sollicciano (il cosiddetto “Solliccianino“) e i suoi ristretti hanno firmato una lettera indirizzata al garante dei detenuti di Firenze, Eros Cruccolini, in cui denunciano il peggioramento delle loro condizioni di vita e gli chiedono di dar voce presso le autorità preposte, del "disagio della popolazione carceraria".

I detenuti del Gozzini hanno appreso "con non poco stupore e profonda costernazione", si legge nel documento, "della decisione della Direzione carceraria di aumentare ancora la presenza dentro la struttura".

Decisione che, sottolineano, "avviene a pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale dello ’Svuotacarceri’, con il quale si dovrebbe dare risposte al grand numero di suicidi in carcere - ben oltre 50 dall’inizio dell’anno - dovuti in massa parte all’endemico sovraffollamento delle prigioni italiane ed alle condizioni di vita all’interno delle stesse che hanno già portato la Corte Europea, negli anni scorsi, a condannare l’Italia per trattamenti inumani e degradanti".

I ristretti del Gozzini evidenziano che recentemente sono arrivati altri 8 detenuti: adesso sono 80, "in quattro sezioni in quanto una è inagibile". Un’aggiunta che "porta la capienza del medesimo al 200 per cento di quella prevista; il tutto senza alcun incremento di personale tra gli agenti di polizia penitenziaria e nell’area educativa e sanitaria".

Il sovraffollamento "che supera abbondantemente il livello di guardia, si ripercuote anche nell’utilizzo degli spazi comuni dedicati alla formazione, alla socializzazione ed alla ricreazione", in quanto tali spazi sono tarati sulla metà dei presenti. "Si pensi che il sabato e la domenica lo spazio destinato all’ora d’aria è di circa 260 metri quadri che se fosse frequentato contemporaneamente da tutti gli ottanta ristretti avrebbe una disponibilità di appena tre metri quadri ciascuno, senza tenere in conto che tale spazio è privo di sedute e che pertanto i detenuti anziani, che sono numerosi all’interno dell’Istituto, possono usufruire del’aria per periodi molti limitati".

I detenuti, in polemica con una recente ordinanza di un giudice del tribunale di sorveglianza che ha paragonato a un hotel di lusso il carcere con l’acqua calda, affermano che acqua corrente calda e fredda, lavabo e doccia nelle celle, "non sono presenti al Gozzini". Dove non c’è più neanche il prete a dir la Messa, nonostante l’articolo 26 dell’Ordinamento penitenziario preveda invece il conforto religioso. E così (non) sia.