In un periodo storico nel quale l’ipotesi di un conflitto mondiale torna a far paura quasi quanto nei momenti più caldi della guerra fredda, la pace è un bene necessario. E nel 47° anniversario della morte di Giorgio La Pira, uno che ha cercato di far dialogare popoli nemici, sperando contro ogni speranza, forte di una fede incrollabile, si è alzato forte, pur nella pacatezza del modo di argomentare, il monito dell’arcivescovo Gherardo. Ieri sera in San Marco, monsignor Gambelli ha pronunciato la sua omelia della messa in ricordo del Sindaco Santo come un inno alla pace, impegnando la città, erede del lascito profetico del Professore, ad essere parte attiva nella ricerca del dialogo, richiamandosi con decisione anche alle figure di don Lorenzo Milani e di padre Ernesto Balducci, giganti scomodi del ’900. Non che entrambi non fossero già stati riconsiderati dalla Chiesa, dopo che al loro tempo le gerarchie avevano cercato, spesso riuscendoci, di tenerli ai margini, ma un richiamo così esplicito sorprende ancora: la particolare vocazione del Sindaco Santo - ha scandito monsignor Gambelli - "implica prima di tutto il coraggio di costruire il tessuto sociale della città sulla solidarietà fattiva su cui la nostra Costituzione, grazie anche all’apporto di La Pira, ha disegnato l’architettura di una democrazia sostanziale. Questa particolare vocazione coinvolge inoltre Firenze nel servizio alla pace che si costruisce sui precisi fondamenti del diritto e della giustizia fra i popoli, del disarmo e del superamento della logica della guerra, inefficace e non compatibile con le sfide dell’umanità del XXI secolo". Un imperativo che suona categorico: "La città in cui il sindaco La Pira proiettò il film censurato di Claude Autant-Lara “Non uccidere“, la città di don Milani e padre Balducci è chiamata a farsi carico del valore di queste testimonianze e a indicarle come vie della costruzione della pace. Di fronte a queste testimonianze occorre prendere posizione".
L’opzione "può essere di due tipi: coerente o non coerente con la logica del Regno" ha argomentato l’arcivescovo Gherardo, riconoscendo a La Pira la capacità di scelta, per affrontare le vicende del suo tempo, secondo la logica del Vangelo. Il Professore sosteneva che il principio giuridico del passaggio dalla violenza privata alla convivenza pacifica grazia alla terzietà di un giudice, valesse anche nel caso dei conflitti internazionali. La dimostrazione è che "le guerre che si sono combattute negli ultimi decenni non hanno mai contribuito a risolvere le questioni. Alla luce di ciò fanno ancora più paura le gravissime violazioni della legalità internazionale e del diritto internazionale dei diritti umani in Ucraina, nel Medio Oriente e in tante altre parti del mondo (in particolare in Africa) e sgomenta e la facilità con cui molte agenzie informative e molti governi passano sopra queste violazioni".
Duccio Moschella