REDAZIONE FIRENZE

L'intervento alla pala e tomba di Michelangelo

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Firenze, 25 marzo 2018 - Un merito di questo intervento di restauro è senz’altro quello di accompagnare addetti ai lavori e visitatori a una rinnovata lettura dell’insieme composto dal monumento a Michelangelo e dall’altare Buonarroti con la sua pala raffigurante Cristo che per la via del Calvario incontra la Veronica, che porta ancora i segni dell’alluvione del 1966, il cui recupero sarà completato nel prossimo autunno. Da sempre meta di visitatori di tutto il mondo che desiderano rendere un tributo al grande maestro, queste due opere furono realizzate nella seconda metà del Cinquecento, su progetto di Giorgio Vasari, per volere di Lionardo Buonarroti, nipote ed erede di Michelangelo. Alla morte dell’artista, avvenuta nel 1564 a Roma, fu proprio Lionardo che riuscì, grazie all’appoggio del Duca Cosimo I de’ Medici e con un’azione rocambolesca, a trafugare il corpo dello zio per riportarlo a Firenze. E fu Cosimo a offrire gran parte dei marmi, sia quelli bianchi cavati da Carrara che quelli purpurei, la breccia medicea, di Seravezza.

La tomba di Michelangelo è un monumento imponente, composto da pitture murali e sculture in marmo che ritraggono l’artista insieme alle personificazioni delle tre discipline in cui era maestro: scultura, architettura e pittura. Ai piedi dell’altare riposano oltre sessanta componenti della famiglia Buonarroti. Giorgio Vasari concepì un progetto coerente per la tomba e l’altare di famiglia, collocati l’uno accanto all’altra in una navata della Basilica, ma non arrivò a vedere il risultato finale. I lavori furono portati a termine dai suoi collaboratori negli anni successivi alla sua morte. Il monumento è stato realizzato da Giovan Battista Lorenzi detto Battista del Cavaliere (modanature architettoniche, sarcofago, busto, allegoria della pittura), Giovanni Bandini detto dell’Opera (allegoria dell’architettura), Valerio Cioli (allegoria della scultura) e Giovan Battista Naldini (baldacchino e Deposizione). La creazione del monumento è stata lunga e complessa a causa di vari rallentamenti, tra cui rientrano alcune divergenze tra i committenti e gli esecutori.

 

È significativo ricordare che Michelangelo si era autoesiliato da Firenze proprio perché contrario alla politica dei nuovi Medici, mentre Cosimo era fermamente intenzionato a collegare la fama del grande artista alla propria e che finalmente, con le esequie solenni in san Lorenzo e la sepoltura in Santa Croce, poteva attuare i suoi propositi. Molto è stato scritto su questa opera, ma anche in questo caso il restauro è stato un momento importante per migliorare la conoscenza del monumento. Durante i due mesi di lavoro, sono emersi alcuni dettagli rivelatori come quelli legati alla statua della Scultura. È noto che il progetto originario di Vasari e Borghini voleva che al centro, nella posizione d’onore, fosse posta la Pittura, così come era stato per il catafalco realizzato per le solenni esequie di Michelangelo che si tennero il 14 luglio 1564 in San Lorenzo.

Tuttavia Lionardo ottenne da Cosimo che predominasse la Scultura nel rispetto della visione artistica di suo zio. Ottemperare a questo desiderio non era facile, in quanto Lorenzi aveva già incominciato la sua statua della scultura e l’aveva già sbozzata perché fosse collocata sull’angolo della base, rendendo quindi impossibile il suo spostamento al centro. Lorenzi dovette quindi cambiare in corso d’opera gli attributi della statua per trasformarla nella Pittura.

L’intervento è stato soprattutto finalizzato alla rimozione degli strati incoerenti di sporco che si erano formati dopo l’ultimo restauro, avvenuto diciotto anni fa. Restaurare opere come la tomba di Michelangelo crea un problema nei confronti dei visitatori, soprattutto quelli che sono venuti a Santa Croce perché attratti dalla memoria del grande artista. Per questo si è scelto di trasformare il restauro dell’area Buonarroti in un’esperienza positiva, attraverso la progettazione di un cantiere delimitato da una balaustra che permette al visitatore di osservare le fasi del lavoro. Il restauro sul complesso monumentale è stato condotto da Paola Rosa coadiuvata da Emanuela Peiretti. Le due restauratrici si sono formate a Firenze, la prima presso l’Opificio delle Pietre Dure e la seconda presso l’Istituto per l’Arte ed il Restauro Palazzo Spinelli.