STEFANO BROGIONI
Cronaca

L’istanza di revisione. I verbali che smentiscono Lotti: "Cinque spari alle 21.45"

Due testimonianze mai entrate nei processi consegnate alla corte d’appello di Genova. Contrastano con la versione del ’pentito’ che ai processi disse: "Arrivammo a Vicchio alle 23".

Due testimonianze mai entrate nei processi consegnate alla corte d’appello di Genova. Contrastano con la versione del ’pentito’ che ai processi disse: "Arrivammo a Vicchio alle 23".

Due testimonianze mai entrate nei processi consegnate alla corte d’appello di Genova. Contrastano con la versione del ’pentito’ che ai processi disse: "Arrivammo a Vicchio alle 23".

di Stefano BrogioniFIRENZE"Arrivammo a Vicchio verso le 23", ribadì il 28 novembre del 1997 agli avvocati che lo controesaminavano Giancarlo Lotti, al processo mostro bis, dove erano imputati lui e l’altro compagno di merende Mario Vanni. A quasi trent’anni di distanza, demolire la credibilità del “pentito” dell’intricato caso giudiziario dei delitti delle coppiette consumati nelle campagne intorno a Firenze tra il 1968 e il 1985 è l’obiettivo tutt’altro che semplice degli avvocati Antonio Mazzeo e Valter Biscotti, i legali che per conto di Paolo Vanni, il nipote di “Torsolo” condannato all’ergastolo per otto omicidi, hanno presentato, la settimana scorsa, un’istanza di revisione alla corte d’appello di Genova.

Oltre a una consulenza di entomologia forense che retrodatata l’ultimo duplice omicidio di Scopeti di ben 56 ore – collocandolo dunque il venerdì sera, 6 settembre 1985 –, i legali puntano su due verbali, spuntati tra le migliaia di pagine di atti di oltre cinquant’anni di indagini e processi, che definiscono con una certa precisione l’ora in cui sarebbero stati uccisi, la sera del 29 luglio 1984 a Vicchio, Pia Rontini e Claudio Stefanacci. Verbali che non sono mai entrati nei vari dibattimenti e che per questo, secondo gli avvocati, rappresentano anch’essi una nuova prova - al pari delle ultime conclusioni della dottoressa Fabiola Giusti circa lo sviluppo delle larve sui cadaveri -, requisito necessario, secondo la giurisprudenza consolidata, per accedere all’istituto straordinario della revisione di una condanna definitiva, com’è quella di Vanni.

Facciamo dunque un salto all’indietro, fino all’agosto del 1984. L’orrore della Boschetta è ancora vivo, vivissimo. Ci sono due testimoni che, la domenica sera dell’omicidio, hanno due versioni convergenti circa l’orario in cui i due fidanzatini sarebbero stati uccisi.

Il 9 agosto, alla stazione carabinieri di Dicomano, ad ascoltare la versione di Alberto Canovelli arrivò, dal nucleo operativo di Borgo Ognissanti il maggiore Nunziato Torrisi. Canovelli affermò di aver udito, attorno alle 21.40, mentre in era in macchina assieme alla moglie in località Orticaia diretto verso Dicomano dopo aver passato quella domenica a casa di parenti, "distintamente 3 colpi di arma da fuoco in rapida successione ed a breve intervallo altri due colpi con la medesima successione".

"Io e mia moglie - riferì ancora il testimone - abbiamo chiaramente percepito la provenienza degli spari, in quanto la nostra posizione era dominante rispetto alla vallata ed il luogo da dove provenivano era la zona della Boschetta. Preciso che rispetto alla mia direzione di marcia, la detta località la Boschetta rimaneva alla mia destra". I carabinieri fecero un riscontro delle dichiarazioni del testimone, incrociandole con una testimonianza quasi identica, resa da Piero Cantini. Anche quest’ultimo, da una diversa località, le Balze, riferì ai carabinieri di aver sentito chiaramente la successione di spari verso le 21.45.

I verbali dell’epoca e gli approfondimenti svolti da un investigatore (Torrisi) che all’epoca aveva in mano il caso e che qualche mese prima, in piena “pista sarda“ aveva arrestato i "due mostri", Giovanni Mele e Piero Mucciarini (poi scagionati proprio dal delitto di Vicchio), sembrano lasciare pochi dubbi circa l’orario in cui il mostro entrò in azione nel 1984.

Più confusa apparirà invece, anni dopo, la testimonianza di Lotti al processo in cui era imputato. Dopo le dichiarazioni rese ai pm circa la sua presenza dal 1982 in poi assieme a Pacciani e Vanni, gli avvocati in aula lo torchiarono. "Senta, Lotti, quando siete partiti per andare a Vicchio, a che ora siete partiti da San Casciano?", gli chiese l’avvocato di Vanni, Giangualberto Pepi all’interrogatorio del 19 febbraio 1997. "Mah, non so, sarà stato le nove e mezzo, le dieci. Ora il preciso non me lo ricordo". L’avvocato Giampaolo Curandai ci riprovò al controesame del 28 novembre successivo. "Dunque lei ha dichiarato che arrivaste alle 23, verso le 23, può darsi?". "Mah, preciso... non ho mica guardato l’rologio se gl’era più tardi o no", disse Lotti. "Può confermare?" insistette il legale. "Sarà stato più tardi delle 22", “chiarì“ Lotti. Ancora Curandai: "Certamente. Lei ha già dichiarato verso le 23, conferma questa... benissimo".

I faldoni delle indagini e le trascrizioni dei processi potrebbero adesso partire alla volta di Genova: i giudici per prendere la decisione sull’ammissibilità della domanda di revisione dovranno comunque rileggere l’intera, controversa stagione dei compagni di merende.