ANDREA MASCELLANI
Cronaca

L'Istituto Sangalli celebra 10 anni: cristiani, ebrei e musulmani a confronto

Un incontro a Firenze per riflettere sul ruolo delle religioni e dell'uomo nella costruzione della pace

Candele accese simbolo di luce e devozione

Candele accese simbolo di luce e devozione

Firenze, 11 dicembre 2024 – Questa mattina alle OblateFirenze, si è tenuto l’incontro "Culture e religioni in dialogo in un’epoca di conflitti: parole di pace e di inclusione per le giovani generazioni", organizzato dall’Istituto Sangalli per la Storia e le Culture Religiose di Firenze in occasione del decennale della sua fondazione. Un incontro che ha visto la partecipazione di alcune figure di spicco delle tre principali religioni monoteistiche: il cristianesimo, l’ebraismo e l’islam

L'incontro ha offerto spunti di riflessione su temi di grande attualità, come il ruolo delle religioni nella risoluzione dei conflitti, la tutela dei diritti umani e la promozione di un’etica universale. L’atmosfera è stata caratterizzata da un senso di unità e collaborazione, testimoniando l’urgenza di un impegno condiviso per affrontare le sfide globali del nostro tempo. Ad ogni invitato è stato chiesto di scegliere una parola a loro cara, sulla quale riflettere e dialogare insieme al pubblico presente in sala.   

Imam Izzedin Elzir - Rettitudine

"Dobbiamo confrontarci con noi stessi. Dobbiamo in un istante fare questo sforzo. Portare noi stessi a essere responsabili. Questo in arabo si chiama Jihad. Jihad non è la guerra santa, non esiste una guerra santa, le guerre sono tutte sporche, e lo sono anche quelle fra ricchi e poveri, fra bianchi e neri eccetera. Questa è la nostra realtà, ma allora come ne usciamo?. La cosa più facile è lo scontro, la cosa più difficile è il dialogo, il confronto. Se non si dedica tempo al dialogo, anche più di quello che noi pensiamo sia necessario, troviamo lo scontro. Se affermiamo che qualcosa non funziona dobbiamo essere in grado di argomentarne il perché. Se attribuiamo la responsabilità a cose più grandi di noi, dobbiamo prima di tutto, aver lavorato su noi stessi. Che cosa ho fatto oggi di buono? Che cosa di cattivo?. Non è facile il cammino della rettitudine, ma è l'unico che possiamo intraprendere se vogliamo migliorare il mondo".   

Padre Bernardo Gianni - Perdonare

"Mi piacerebbe che ci ricordassimo che tutti nasciamo completamente nudi, in una dimensione di totale, radicale, indigenza e indifesa. Ci scopriamo in una dimensione, che siamo poi portati a dimenticare crescendo, nella quale abbiamo bisogno radicalmente e strutturalmente dell'altro. Il punto è trasformare questa necessità in un atto gratuito verso l'altro, senza paura, ed esprimere il bisogno dell'altro quindi con gioia. Io credo che la vera spiritualità significhi aprire gli occhi sulla realtà, vedere la luce, ascoltare il silenzio. Un lavoro di purificazione del nostro cuore da scorie generate da questo arroccarci soltanto su noi stessi, la rimozione della pretesa di essere al centro, ecco questo decentrarsi mi sembra la grande via del perdono. Perdonare vuol dire donarsi e donare, alla massima intensità possibile e nella gratuità di qualcosa che sfugge ai meccanismi necessari del dare avere, del diritto dovere, direi anche di una certa giustizia intesa come un equilibrio irrinunciabile".  

Rabbino Amedeo Spagnoletto - Affaticarsi

"Pensate se ci affaticassimo anche solo su una attività da fare insieme alle altre comunità, alle altre persone in quanto tali. Perché non va al cinema un ebreo con un musulmano? Basta questo per conoscersi, per guardarsi e per dirsi anche le cose che si pensano in modo franco. Questo significa per me affaticarsi, lasciar da parte i grandi sistemi che non possiamo cambiare, e invece partire dal basso, da piccole azioni quotidiane che possono poi portarci in alto, alla grande spiritualità".