"A ventuno mesi la coscienza e la paura dell’ignoto non sono ancora sviluppate, così come la capacità di percepire il pericolo. È dunque probabile che il piccolo Nicola non ricorderà neppure nulla della sua disavventura che ha tenuto tutta l’Italia col fiato sospeso". Con Carlo Mannori, pediatra fiorentino, parliamo di come abbia potuto farcela il piccolo di 21 mesi.
Dottore, a neanche due anni con indosso solo un pigiamino ha resistito di notte, a 800 metri. Un piccolo supereroe?
"E’ stato molto fortunato. Le condizioni atmosferiche lo hanno aiutato. Se si fosse perso a Firenze, nella migliore delle ipotesi lo avremmo ritrovato molto disidratato, dopo una giornata intera sotto il sole, nell’afa. Nel bosco è tutta un’altra cosa. Il vento è attenuato, l’ombra offre riparo. E poi grazie al cielo in questi giorni il territorio è avvolto da una coltre di umido, che impedisce grossi sbalzi di temperatura. Non credo che là dove si era perso la colonnina di mercurio sia scesa mai sotto i 20 gradi. Ecco perchè ce l’ha fatta".
Non ha bevuto né mangiato…
"E’ probabile, vista la condizione di massima libertà in cui vive nell’eco-villaggio, sia stato in grado di riconoscere alcune bacche commestibili. L’ha comunque protetto la condizione climatica del luogo. Non dimentichiamo che i bambini si disidratano più facilmente degli adulti perchè hanno meno riserve di liquidi".
Nicola è molto autonomo. È abituato a stare fuori casa da solo. Cresce in modo diametralmente opposto rispetto ai bambini di città. Questo l’ha aiutato?
"Non c’è dubbio. A 21 mesi si è messo le scarpine da solo. È uscito per cercare la mamma e ha iniziato a vagare, di notte. In quelle comunità, ci sono più figure di riferimento riguardo all’accudimento dei figli. Anche questo può averlo aiutato. I nostri piccini vanno in crisi se la mamma non arriva puntuale all’asilo. Nicola ha reagito bene. Non mi stupisce perchè tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta facevo il consultorio in quelle zone. I bambini vengono tirati su all’insegna dell’autonomia e della libertà. Se in città i piccoli sono iper-protetti anche perché la società non è più tutelante nei confronti dei minori (e questo ritarda la loro capacità adattiva e la loro autonomia), in certi ambienti un po’ inusuali è diverso. I genitori si sentono tranquilli ed i bambini girano da soli, come se i pericoli non esistessero. Non è sempre così, però".
Nicola rischia qualche trauma?
"Difficile prevederlo. La tenera età gioca a suo vantaggio. La paura dell’ignoto ancora non è sviluppata. È probabile che dimentichi tutto. Magari a breve termine potrebbe avere amplificate le paure legate all’abbandono. Ma saprà reagire molto meglio di un coetaneo di città. Ha vinto lo spirito di adattamento".