BENEDETTO FERRARA
Cronaca

Lo Schindler di Santo Spirito. La camicia nera che nascose madre e figlia ebree in casa

L’incredibile storia di Francesco Naldi, vigile urbano che aveva aderito alla Repubblica di Salò. La testimonianza del nipote Dario: "Il nonno portava mia madre fuori solo a notte fonda".

Firenze, 26 gennaio 2024 – Solo di notte. Solo al buio. E nel silenzio di una piazza deserta. Quella dove abitava Francesco Naldi, brigadiere del vigili urbani e del gruppo motociclisti di Firenze. Era iscritto al Partito fascista, segretario a Molin del Piano e protagonista di una piccola storia speciale che diventa grande col tempo, grazie ai racconti di Silvana Servi, allora ragazza di origine ebrea fidanzata con il figlio di Francesco, che la prese con sé, la nascose a casa sua insieme alla madre.

Dario Naldi
Dario Naldi

Dario Naldi ha ricostruito la storia che la mamma gli ha raccontato nel tempo, senza riuscire a nascondere quel sentimento di angoscia che provava ogni volta che sentiva un rumore evocativo di quei giorni: delle grida per strada, lo sbattere metallico delle porte di un treno. Nell’autunno del ’43 iniziarono le deportazioni nei campi di sterminio degli ebrei fiorentini. Il futuro suocero la nascondeva da quella che sarebbe potuta diventare la sua fine. Era un fascista, un uomo che avrebbe aderito anche alla repubblica sociale. Il nipote Dario ha cercato col tempo di capire il tratto umano di questa storia.

"Mi sono sempre chiesto cosa avesse mosso mio nonno a rischiare la vita. Lui era un uomo lontano da atteggiamenti arroganti, dalla violenza di un mondo a cui aveva aderito. Certo, tanti per continuare a lavorare si erano iscritti al partito fascista, ma lui ne era parte integrante. E invece scelse di rischiare tutto tenendo con sè due donne il cui destino sembrava segnato". E l’adesione alla Repubblica di Salò era una presa di posizione ancora più forte.

"Ho sempre pensato che mio nonno Francesco scelse quella strada per non perdere il privilegio di avere notizie di prima mano. Lui veniva a conoscenza in anticipo delle mosse dei tedeschi, dei rastrellamenti delle SS. E avendo una posizione in quel sistema si sentiva al sicuro da eventuali perquisizioni. Un individuo al di sopra di ogni sospetto, questo ho sempre pensato e compreso dai racconti di mia madre Silvana, una donna che non è mai riuscita a strapparsi di dosso l’angoscia di quei giorni".

Piazza Santo Spirito. Suo nonno abitava lì.

"Sì, al primo piano di una casa del Comune. Lì trovarono rifugio mia madre e mia nonna materna, mio padre fu sistemato da mio nonno Francesco in un appartamento di via Cittadella".

E lei in un piccolo libro, frutto di ricerche e di documenti, racconta che sua madre usciva solo la notte per fare un giro in piazza insieme a suo nonno.

"Sì, quando sono andato in pensione mi sono messo a fare ricerche per scrivere un piccolo volume da regalare alla mia famiglia, per fare in modo che questa storia non si perdesse nel tempo. “La sera al buio in piazza Santo Spirito”, l’ho voluto chiamare così".

Dieci mesi fuori dal mondo ma dentro forte sentimento di paura.

"Dal novembre del ’43 all’11 agosto del ’44, giorno della liberazione di Firenze. Dieci mesi vissuti così, aspettando la sera e la possibilità d fare un giro in piazza, a meno che non ci fossero soldati in giro. Quante volte mia madre Silvana mi ha descritto quei momenti, quelle sere, quel silenzio...".

Questa è la storia di sua madre, ma soprattutto quella di suo nonno.

"Io sono da sempre antifascista e anche per questo ho voluto approfondire e ricordare Francesco Naldi, l’uomo che ha salvato mia madre e che ha vissuto una doppia vita per generosità. Non ha mai commesso crimini, quando i tedeschi sono scappati, è riuscito a mettere in salvo le uniche due motociclette del comune che i tedeschi non si erano portati via. Mio nonno, come tanti, è stato prima epurato e poi salvato dall’amnistia. Ho un bel ricordo di lui. D’altra parte se non avesse rischiato in prima persona oggi non sarei qui a raccontare questa storia".