"Lo strain non è un esame. Sono estranea alle accuse"

La dottoressa Toncelli respinge l'accusa di falso in atti pubblici nel processo Astori, sostenendo che lo strain era solo un dato numerico, non un esame clinico. La vicenda coinvolge anche l'ex direttore Galanti e il professor Modesti. Prossime udienze in programma.

"Lo strain non è un esame. Sono estranea alle accuse"

"Lo strain non è un esame. Sono estranea alle accuse"

"Lo strain è un numero e basta, non un esame. Non mi ritrovo nell’accusa che mi si muove". Sono le dichiarazioni spontanee rese dalla dottoressa Loira Toncelli, imputata assieme all’ex direttore di medicina sportiva Giorgio Galanti, di falso in atto pubblico nella costola del processo Astori.

Toncelli, assistita dall’avvocato De Franco, unica imputata presente in aula ieri, ha consegnato un proprio memoriale al giudice De Meo. Facendone un riassunto a voce, ha ricostruito come dalla medicina sportiva di Careggi, intorno al 10 aprile del 2019 (cioè oltre un anno dopo la morte del capitanto della Fiorentina, avvenuta la notte del 4 marzo del 2018 nella sua camera d’albergo a Udine), uscì quel documento oggetto del processo. "Ho tirato fuori questi dati risalenti al 2017, chiarisco che son dati ’strain’ risalenti a quel periodo. Non dico di aver valutato o visitato Astori", dice Toncelli.

Dall’udienza di ieri, dove è stata sentita anche un’infermiera della medicina sportiva, è emerso perché venne “fatto“ quel documento: Galanti, ormai in pensione, aveva chiesto, in quanto "poteva essere importante" nell’ottica della sua difesa nel procedimento per omicidio colposo (in cui è accusato di aver trascurato campanelli d’allarme della malattia al cuore di Astori), tirare fuori lo strain, termine che indica la modalità con cui viene usata la sonda. Solo che uscì un pastrocchio: un esame del 2017 con la data del 2019, postuma alla tragedia.

Così, quando la caposala vide quell’atto, corse a sporgere denuncia. Il professor Amedeo Modesti, terzo imputato, è accusato di aver distrutto quel documento. L’11 ottobre si torna in aula per le conclusioni del pm Antonino Nastasi. La prossima settimana è invece in programma l’appello per Galanti, condannato a un anno in primo grado per omicidio colposo.

ste.bro.