
In scena da martedì il testo che tocca l’anima e ricorda cosa significa inseguire la propria vocazione
Sogni, paure, sentimenti, rimorsi, oppressione, illusioni. È dalla sua prima rappresentazione a Chicago nel 1944, che ’Lo zoo di vetro’ (The Glass Menagerie) di Tennessee Williams, continua a parlarci delle fragilità, delle ansie e delle speranze non solo della famiglia Wingfield, ma dell’intero genere umano. A riportare in scena il capolavoro del drammaturgo americano è Pier Luigi Pizzi, che dirige Mariangela D’Abbraccio, in scena con Gabriele Anagni, Elisabetta Mirra, Pavel Zelinskiy.
’Lo zoo di vetro’ di Tennessee Williams, che sarà alla teatro della Pergola da martedì a domenica prossimi (martedì, mercoledì, venerdì e sabato ore 21, giovedì ore 19, domenica ore 16), è un testo che tocca l’anima e ci ricorda cosa significa inseguire la propria vocazione. Racconta la storia della famiglia Wingfield, composta dalla madre Amanda (Mariangela D’Abbraccio) e dai suoi due figli, Tom (Gabriele Anagni) e Laura (Elisabetta Mirra), ragazza timida e claudicante. Cambiano a volte i ruoli ed è la madre ad avere certe pretese, ma non cambiano i desideri, ben diversi e non ricambiati.
Sono le anime fragili di una storia familiare che il pubblico vede muoversi intrappolate nel proprio simbolico ’zoo di vetro’, che diventa anche nostro, arrivandoci come un’onda dal profondo delle nostre anime, ma i loro sentimenti e le loro parole ci attraverseranno il cuore. Perché potrebbero ritrovarsi nella nostra società. Siamo alla fine degli anni ‘30 del secolo scorso. Amanda, abbandonata dal marito, deve affrontare difficoltà, timori e ansie che le derivano dal desiderio di assicurare un futuro sereno ai suoi figli con un comportamento che oscilla tra il tenero e l’eccessivo. Laura, resa zoppa da una malattia e pertanto introversa e chiusa, è come intrappolata in un suo mondo di illusioni e passa tutto il suo tempo ad ascoltare vecchi dischi, leggere romanzi e soprattutto accudire una collezione di animaletti di vetro. Tom lavora in una fabbrica di scarpe per mantenere Laura e Amanda, ma la vita noiosa e banale che conduce lo rende irascibile. Il ragazzo tenta di diventare un poeta, e cerca conforto recandosi al cinema a tutte le ore della notte per vivere delle avventure almeno con la fantasia. Questo scatena l’ansia di Amanda, che teme che il figlio sia un alcolizzato come il padre. Cambiano a volte i ruoli ed è la madre ad avere certe pretese, ma non cambiano i desideri, ben diversi e non ricambiati.
Olga Mugnaini