REDAZIONE FIRENZE

L’odissea di un’anziana. Sì al suicidio assistito ma l’Asl nega i farmaci. Fa ricorso: respinto

La donna, una 70enne fiorentina, ha fatto causa all’Asl Toscana centro. I giudici hanno confermato il diniego. Il 29 gennaio l’udienza di appello. L’avvocato Gallo: "Violati la volontà e il giudicato costituzionale".

La donna, una 70enne fiorentina, ha fatto causa all’Asl Toscana centro. I giudici hanno confermato il diniego. Il 29 gennaio l’udienza di appello. L’avvocato Gallo: "Violati la volontà e il giudicato costituzionale".

La donna, una 70enne fiorentina, ha fatto causa all’Asl Toscana centro. I giudici hanno confermato il diniego. Il 29 gennaio l’udienza di appello. L’avvocato Gallo: "Violati la volontà e il giudicato costituzionale".

di Pietro Mecarozzi

È affetta da una malattia irreversibile. La broncopneumopatia cronica ostruttiva (Bpco), ossia un restringimento persistente delle vie aeree che provoca un "calo persistente nella velocità del flusso aereo dei polmoni". Maria, nome di fantasia, 70 anni di Firenze, possiede tutti e quattro i requisiti previsti dalla sentenza ‘Cappato-Dj Fabo’ della Corte costituzionale per poter accedere legalmente al suicidio assistito in Italia. Ed è quello che vuole: per mettere fine alle sue sofferenze.

Fatta richiesta a febbraio 2024, è arrivato il via libera dell’Asl Toscana centro, a seguito del parere favorevole del comitato etico. Peccato che la donna, ad oggi, non possa ancora completare l’iter perché l’azienda sanitaria si rifiuta di fornire il farmaco e la strumentazione necessaria all’autosomministrazione. Così, dopo mesi di tira e molla, ha deciso di intraprendere le vie legali, assistita dall’avvocato Filomena Gallo (segretaria dell’associazione Luca Coscioni), intentando causa all’Asl in quanto "l’esercizio effettivo del suicidio medicalmente assistito sarebbe negato da una condotta omissiva e contraria all’ordinamento vigente".

Di tutta risposta l’ente toscano spiega di aver "adempiuto integralmente ai compiti a carico del Servizio sanitario nazionale che si esauriscono nella fase di verifica e di indicazione delle modalità di aiuto assistito". Ha invece negato "la sussistenza di un obbligo di prestazione in quanto – aggiunge – non previsto dalla Corte costituzionale nella pronuncia" sulla questione, "né inclusa nei Livelli essenziali di assistenza (Lea)" a cui l’azienda è vincolata considerando anche "i vincoli di bilancio e gli obblighi di copertura finanziaria della spesa sanitaria".

Pochi giorni fa, la quarta sezione civile del tribunale di Firenze si è pronunciata, rigettando il ricorso della donna. La motivazione? Allo stato attuale, si legge nella sentenza del giudice Umberto Castagnini, "non appare invocabile un generale diritto soggettivo all’erogazione gratuita del trattamento da parte del Ssn", né appare "inciso il nucleo irriducibile del diritto vantato dalla donna tale da ritenere l’ausilio da parte della struttura pubblica costituzionalmente obbligato".

In altre parole, la sentenza spiega che la donna, non ravvisata "una situazione di indigenza o di disagiate condizioni economiche", dovrebbe acquistarsi privatamente il farmaco letale. Quanto alla somministrazione: nella relazione del medico di fiducia, si precisa che la 70enne "è autosufficiente ed autonoma nei movimenti degli arti superiori e nella deglutizione", per cui è possibile "l’autosomministrazione per via orale".

Per il tribunale non è quindi "prospettata una particolare difficoltà nell’accesso al farmaco letale", né in termini di spesa economica, né di reperibilità "potendo essere acquistato dietro prescrizione in farmacia, senza necessità di rivolgersi al servizio ospedaliero".

La donna ha deciso, tramite il suo team legale "di presentare appello alla decisione affinché sia ordinata la fornitura di tutti i farmaci, alcuni dei quali non reperibili privatamente, già autorizzati dall’azienda sanitaria" si legge in una nota dell’associazione Coscioni. Appuntamento al prossimo 29 gennaio.