di Pietro Mecarozzi
"La tua casa viaggia alla massima velocità con la fibra di Tim, solo a Firenze a 24,90 euro al mese". A fianco, nello stesso cartello ne pubblicitario, era poi disegnato un tachimetro con la lancetta puntata su 300 (in questo caso non chilometri orari, ma Mega). Per questo, e altri messaggi dello stesso tenore spuntati a Roma Milano e Palermo, nel 2018 l’Agcm (Autorità garante della concorrenza e del mercato) ha multato Telecom (Tim) per 4.8 milioni di euro. Una stangata dettata dalla "scorrettezza commerciale nell’aver utilizzato nella campagne pubblicitarie claim volti a enfatizzare l’utilizzo integrale ed esclusivo della fibra ottica e il raggiungimento delle massime prestazioni in termini di velocità e affidabilità della connessione", omettendo però "di informare adeguatamente i consumatori circa le reali potenzialità del servizio fibra offerto".
Dopo tentativi di conciliazione e modifiche nei pacchetti pubblicitari adottate dalla società, Tim ricorre contro il provvedimento sanzionatorio al Tar, che nel 2022 respinge il ricorso del colosso delle telecomunicazioni e lo condanna a pagare multa e spese legali. Stesso epilogo anche per la sentenza, pubblicata ieri, del Consiglio di Stato. I giudici di Palazzo Spada hanno infatti respinto l’appello, spiegando che le regole di "prudenza e trasparenza", per quella precisa campagna pubblicitaria, non sembrano essere state "messe in campo da Telecom". In particolare, la società ha fatto uso di "claim idonei a indurre il consumatore a credere di poter avere sempre il massimo delle prestazioni, senza al contempo evidenziare adeguatamente le caratteristiche dell’offerta anche in termini di possibile limitazioni delle ridette prestazioni".
C’è poi, come a Firenze, la questione del tachimetro. L’immagine, volta "prospettare performance sempre e comunque elevatissime e fruibili da chiunque", si traduce "inevitabilmente in una condotta ingannevole ed omissiva". Inoltre, per i giudici la reale essenza dei prodotti in vendita "non è obiettivamente chiara al consumatore medio, che immagina vantaggi superlativi conseguenti all’utilizzo della fibra", senza poi "potersi rendere conto, con i propri mezzi e capacità conoscitiva, degli effettivi vantaggi".
Con riferimento a Firenze, si legge nella sentenza, nella rappresentazione grafica di un tachimetro con all’interno un segnalatore "in rosso" che spinge la velocità fino al massimo indicato, ovvero il 300, e ha al centro la frase "La fibra è qui", non può "certo dirsi che il messaggio non sia diretto e inequivocabile". Anche per l’utilizzo di specifici termini che orbitano nella sfera significativa di "velocità", accompagnati "dalla ripetuta espressione fibra" e "navigazione". A questo si aggiunge "il tacere di altre necessarie conoscenze, al fine di comprendere che il prodotto non avrebbe garantito, sempre e comunque prestazioni al ’top’", condizionato dalla situazione "infrastrutturale dell’area e delle effettive capacità tecnologiche della strumentazione possesso del consumatore".
Contestato anche il contenuto degli sport televisivi e l’utilizzo dell’Uomo ragno in alcuni flyer. Mentre sul tentativo di rimediare di Telecom, il Consiglio di Stato è granitico: "l’irrogazione della sanzione può essere, da questo punto di vista, più efficace rispetto alla correzione di un comportamento inizialmente censurabile e solo per l’intervento dell’Autorità riportato nell’alveo della correttezza".