ILARIA ULIVELLI
Cronaca

Giardino di Flora agli Uffizi. Tramontata la Loggia Isozaki, Sgarbi ha l’alternativa

Il progetto lanciato dal sottosegretario alla Cultura realizzato dagli studi torinesi Genta e Rolla. L’obiettivo è realizzare la prima isola verde ispirata al Rinascimento all’interno dell’area Unesco

Un’immagine dal progetto del Giardino di Flora per l’uscita degli Uffizi, dopo lo stop definitivo alla Loggia dell’archistar Isozaki

Un’immagine dal progetto del Giardino di Flora per l’uscita degli Uffizi, dopo lo stop definitivo alla Loggia dell’archistar Isozaki

Firenze, 15 ottobre 2023 – Dopo le polemiche per via Cavour, gli aranci spuntano anche agli Uffizi. Insieme a un florilegio di essenze, piante, arbusti, fiori e siepi. Come si dice, morto un papa se ne fa un altro: il verdetto del Consiglio superiore delle belle arti ha archiviato definitivamente il progetto della Loggia Isozaki, ed ecco che per l’uscita della Galleria degli Uffizi fiorisce il Giardino di Flora, l’idea progettuale scattata nel febbraio scorso grazie all’impulso del sottosegretario alla Cultura Vittorio Sgarbi. Era stato lui a mettersi in moto per cercare un’alternativa al progetto nippoitaliano risultato vincitore di concorso tra le star dell’architettura internazionale, firmato da Arata Isozaki e Andrea Maffei.

Al progetto – che è stato consegnato da Sgarbi alla soprintendenza alle belle arti e paesaggio di Firenze, Prato e Pistoia guidata da Antonella Ranaldi – hanno lavorato i progettisti dello Studio Genta (con l’architetto Paolo Genta Ternavasio) di Torino, dello Studio Rolla (con l’archietto Alberto Rolla), sempre di Torino, che aveva realizzato il progetto del nuovo stadio di Firenze nell’area Mercafir insieme ad Arup nel 2017, Fp Architetti e Fantappiè Pagnano Architetti (con gli architetti Roberto Pagnano e Giovanni Fantappiè) di Firenze.

Com’è il Giardino di Flora: si tratta di un’idea progettuale che punta tutto sul giardino all’italiana, con la realizzazione di tante isole verdi orizzontali e verticali con l’obiettivo di diventare "il primo esempio di isola verde all’interno del centro Unesco, capace di dare il via a una serie di realizzazioni in grado di offrire ossigeno e refrigerio, oltre che generare una più corretta e sostenibile fruizione del museo a cielo aperto che è Firenze", si spiega nell’abstract depositato alla soprintendenza.

L’uscita degli Uffizi, secondo questa proposta, si candida a diventare il progetto pilota di un processo virtuoso, declinando la propria bolla verde nella chiave di un giardino rinascimentale. Il progetto prevede, oltre al giardino rinascimentale nella nuova piazza del Grano, la realizzazione di uno spazio di circa 250 metri quadrati che, alla quota uscita Uffizi, genera una terrazza che può ospitare il dehor della nuova caffetteria e che potrebbe arricchirsi di un’opera d’arte, fulcro di interesse.

Si farà? Il progetto prevede l’abbattimento dell’attuale uscita realizzata nel 1986 in cemento armato. Pensando a ciò che è accaduto con la Loggia Isozaki negli ultimi venticinque anni non verrebbe da dormirci su due guanciali, anche perché per le polemiche i fiorentini sembrano nati apposta. Il costo? La Loggia era stata finanziata con 12 milioni che, promessa del ministro della Cultura Sangiuliano, resteranno a Firenze. Per il Giardino di Flora e la parte in muratura ne potrebbero servire circa 4 di cui uno destinato agli abbattimenti.

Quali sono i punti di forza del Giardino di Flora secondo chi l’ha realizzato? La leggerezza di un nuovo polmone verde in pieno centro e la possibilità di risolvere al meglio i percorsi di uscita dal museo e e renderli alla portata di tutte le abilità di movimento. Le tre vie principali pavimentate in pietra, che dall’uscita del museo conducono alla cancellata e alla strada riproducono in ciottoli neri, lo schema del parterre dipinto da Giusto Utens nella veduta di Boboli.

Altri sentieri in pietra serena formano aiuole irregolari piantumate con essenze tipiche del giardino all’italiana come siepi di bosso e alloro, muri di leccio, tassi, alberi di melograno, aranci e cipressi. Per la scelta delle essenze sono state seguite le indicazioni dello studio che nel 1984 il botanico Guido Maggi eseguì per la Primavera del Botticelli. Ci sono margherite, viole, papaveri, ellebori, euforbie, iris, garofani, pervinche, aquilegie tutti legati a significati simbolici. Elaborate siepi con geometrie variabili nella suggestione dei disegni. Pronti per far scattare i pulsanti? A chi piace?